Il Segretario Provinciale dell’Assostampa, Sergio Magazzù, sottolinea: «Il Circolo della Stampa con i suoi “Giovedì Letterari”, si propone di diventare uno spazio per parlare di libri, rassegne, musica, personaggi e storie d’attualità. Come abbiamo già verificato nelle altre sedi siciliane, siamo sempre più abituati alle presenze virtuali e alle comunicazioni online –con una tendenza cresciuta con il Covid e proseguita con l’evoluzione dei mezzi tecnologici. Siamo convinti, però, dell’importanza dell’incontro dal vivo, del confronto e anche della convivialità che stimola la discussione e la comprensione delle diverse opinioni. Per questo vogliamo tornare a discutere in presenza, riaprendo le porte del Circolo della Stampa, un luogo simbolo della libertà di espressione anche nella nostra città, ospitando non solo giornalisti ma tutti i protagonisti della vita civile, artistica, culturale, scientifica e sportiva di Messina».
Per l’appuntamento d’esordio interverrà il Sindaco di Messina, Federico Basile, per evidenziare come con questa iniziativa si voglia attribuire il valore di un luogo d’incontro della città, con riflessioni, scambio di idee, approfondimenti di vario genere: un luogo aperto alla memoria, alla riflessione, al confronto, all’attualità e alla crescita sociale e culturale, che Assostampa mette a disposizione della comunità.
Il mare è sempre stato orizzonte d’ispirazione letteraria, capace di accompagnare sulle onde pensieri, immagini e storie, ma anche scoperte ed approfondimenti storici. Messina, con i suoi 55 chilometri di costa, è città che convive in tutta la sua lunghezza con il mare, con le sue leggende, con le sue tragedie. Le vicende di mare e di terra si intersecano così con i luoghi della città, il porto, la Falce, il Forte San Salvatore, la Lanterna, il braccio di San Raineri, l’Istituto Talassografico.
Un rapporto di Messina con il “mare di città” e con lo Stretto ricco di correlazioni con le sue vicende storiche come la resa della Cittadella, la nascita della Regia Marina, gli aiuti che vennero dal mare dopo il 1908, i conflitti mondiali, le realtà cantieristiche ed il rapporto con i Comandi di Marisicilia. Dal suo porto, dal suo Stretto, dalle navi transitate, da una penisola di incredibile suggestione per forma e posizione, come lo può essere la “zona Falcata”, si possono leggere vicende di mare e di terra, memorie di uomini e eventi che accompagnano l’interpretazione affascinante di pagine storiche.
“Mare di città”, non è la semplice inversione della definizione identitaria “città di mare”, ma piuttosto il racconto di quei processi di trasformazione urbana accaduti sulla terraferma, ma di fatto originati dal mare, dal suo esserci stato come protagonista. Il “mare di città” – e la terraferma che lo delimita come un singolare atollo – racchiude la peculiarità delle vicende che caratterizzano Messina rispetto ad altre città portuali del Mediterraneo, e il suo complesso rapporto con la memoria.

Questo è quanto suggerisce il libro Praesidium Mari. La Falce di Messina: vicende di mare e di terra (Pungitopo 2024, 264 pagine [QUI]), di Attilio Borda Bossana, che segue il volume Territorio d’amare, che l’autore ha pubblicato nel 2020, per il Rotary Club di Messina. Il volume, corredato da ampia documentazione fotografica, offre un viaggio attraverso narrazioni che finiscono per essere esplorazione di “talenti” visuali e non, traversata che aiuta a comprendere «l’ossimoro della città di scatole impazzite e disordinatamente sovrapposte, di spazi erosi, di paesaggi compromessi, di funzioni perdute», ma anche di eventi dimenticati o analisi mai intraprese.
Una raccolta di storie, di memorie e di piccole curiosità, che può contribuire a riaffermare che Messina, con il suo Stretto, non può essere considerata solo un terminale marittimo, autostradale, ferroviario, o città di transito, ma deve riassumere la sua funzionalità di comunità cosmopolita che, riesaltando la cultura, la capacità imprenditoriale, la tecnologia avanzata, l’attitudine commerciale e l’estro artigianale delle sue genti, si proponga attraverso il suo antico legame con il Mare Nostrum.
Ne emerge un inconsueto profilo di Messina, che il più delle volte si definisce attraverso la sua storia, le sue modificazioni, le sue celate trasformazioni. Mare e territorio diventano così occasione di lettura, per scoprire specificità ed unicità, riconosciute non solo dalla comunità che vi vive.

Nelle foto satellitari di Messina spicca la forma geografica del porto ad uncino posta al centro dell’immagine. Si tratta di una bizzarria geografica che non mancò di suscitare la curiosità degli antichi Greci. Anzi, l’interesse per quell’insolita linea di costa fu tanto grande che da essa derivò il nome di una delle più antiche città greche dell’Italia meridionale. Si tratta di Zancle, colonia fondata sullo stretto tra la Sicilia e la Calabria e rinominata successivamente Messene, da cui il nome odierno di Messina. Tucidide in La guerra del Peloponneso ci offre una testimonianza preziosa per comprendere l’origine del nome: «Zancle all’inizio era stata così chiamata dai Siculi, poiché il posto ha l’aspetto di una falce (i Siculi chiamano la falce “Zanklon”)». L’associazione con la falce, per i Greci di Zancle, non era per così dire neutrale. Quell’oggetto infatti, al di là del suo impiego nella vita dei campi, aveva un ruolo decisivo in uno dei miti più cruenti dell’immaginario antico. Si tratta del mito di Crono, particolarmente diffuso nella madrepatria di Zancle e portato in Sicilia dai primi coloni.

Attilio Borda Bossana, giornalista professionista, è Vice Presidente Vicario dell’Assostampa-Associazione Siciliana della Stampa, sindacato unitario dei giornalisti di Sicilia e componente del Centro Studi Franco Marenghi dell’Accademia Italiana della Cucina. Collabora con varie testate giornalistiche e cura rubriche di carattere storico-nautico e gastronomico, sui siti on-line.
Da gennaio 1981 è stato per 33 anni Capo Ufficio Stampa del Comune di Messina, struttura informativa da lui creata alla fine del 1980 e dal 1992 Direttore responsabile del bimestrale dell’Amministrazione comunale Città&Territorio”. Nel 1992 il Dipartimento della Funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha segnalato il programma organizzativo della struttura dell’Ufficio Stampa di palazzo Zanca, come esempio di «democrazia informatica per un migliore rapporto tra cittadini ed istituzioni».
Ha lavorato per i servizi giornalistici dell’emittente televisiva Telestretto (1976-77) e dell’emittente radiofonica Antenna dello Stretto (1975-77). Ha collaborato alle testate Gazzetta del Sud, Dimensione Sicilia, Cronache Parlamentari e Politica. Ha prestato collaborazione giornalistica a redazioni televisive della RAI, della BBC, della Pacific Intercommunication, della Fuji Tv, della Tv Man Union, della DW per la realizzazione da Messina di servizi o documentari sulla Città. È stato collaboratore dell’ANSA per oltre dieci anni.
Componente l’ufficio stampa della Rassegna cinematografica di Messina e Taormina dal 1975 al 1980. Poi Capo Ufficio Stampa del Centro Internazionale di Ricerche e Studi Sociologici, Penali e Penitenziari di Messina. Dal 1985 al 1993 ha curato l’Ufficio stampa dell’Ente Teatro “Vittorio Emanuele” e nel 1997 è stato capo del Dipartimento Stampa e comunicazione di Messina per le Universiadi Sicilia ‘97.
Tra i 100 fondatori di Comunicazione pubblica, è stato Presidente di Collegio regionale dei Probiviri dell’Associazione siciliana della Stampa, del Consiglio di Disciplina dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, componente del Consiglio regionale dell’Ordine dei Giornalisti, Presidente regionale del Gruppo Giornalisti Uffici Stampa della Sicilia e componente della Giunta Nazionale.
È stato docente nel 1996 ad un Master, promosso a Roma dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti, per addetti stampa. Ha tenuto lezioni e stage di coordinamento della comunicazione pubblica e privata, per vari corsi e laboratori di giornalismo di Istituzioni ed organismi privati.
Ha diretto video documentari ed è autore di numerosi volumi tra cui: I Giorni del Terremoto-Cronache e rievocazioni di una tragedia (1998), Giacchino Di Marzo-Gaetano La Corte Cailler, scritti su Antonello da Messina (1999), 50° Anniversario della Conferenza europea di Messina (2005), Palazzo Zanca: il Municipio di Messina (2005), Messina e le navi della Marina Russa (2006), Omaggio a Messina (2008), Grattacieli sulle onde (2008), Messina 1908: Il Mondo e la Nazione di fronte al Cataclisma (2009), I protagonisti del Palazzo di Città (2012), 150 anni di navi passeggeri nel porto di Messina (2013), Saperi e…sapori della città di Messina (2014), Quattro Fischi. Due barche! Eolie: vaporetti e collegamenti marittimi (2015), Laghi di Ganzirri e Stretto di Messina: eredità di sapori (2016), Omaggio di Messina a Orio Vergani (2017), Stretto di Messina. Traversata e collegamenti (2019). Il Cibo Italiano negli Stati Uniti. La rivisitazione dei piatti siciliani più noti (2021).
Foto di copertina: Abraham Casembrot, Urbis Messanae. Eiusque maris. Varius Prospectus. Veduta del porto di Messina con in primo piano la fontana di Nettuno di Fra’ Montorsoli (1557) nel frontespizio della raccolta di acqueforti con vedute di Messina per Lucas Van Uffel, 1623-1630 circa. In un banderolo sopra la fontana il titolo della serie stampa. La stampa ha una didascalia latina. Da una serie di tredici stampe per incisione con i volti del porto di Messina.
Giovan Angelo Montorsoli, scultore e architetto, nacque a Firenze nel 1507. Frate Servo di Maria, lavorò con Michelangelo Buonarroti scolpendo il San Cosma per la Sagrestia Nuova di San Lorenzo a Firenze. Realizzò diversi monumenti funerari. A Messina venne nel 1547 e vi rimase fino al 1557, chiamato dal Senato messinese per realizzare in piazza Duomo una fontana dedicata ad Orione per celebrare l’arrivo in città dell’acqua, col primo acquedotto della sua storia. Nella città dello Stretto realizzò anche l’Apo Realizzata nel 1557, prima del terremoto del 1908 era ubicata sulla curva portuale di fronte alla “Palazzata” ottocentesca, e, nel 1934, venne trasferita nel sito che occupa attualmente per volere dell’allora prefetto Michele Adinolfi. Concepita come una mitica allegoria delle pericolose acque dello Stretto che nei favolosi mostri Scilla e Cariddi trovano la loro personificazione, sembra che alla sua ideazione abbia partecipato, così come per quella di Orione, Francesco Maurolico che fu l’autore delle iscrizioni in latino. La statua di Scilla, danneggiata dai colpi di cannone durante la rivolta antiborbonica del 1848, è stata sostituita da una copia eseguita da Letterio Subba nel 1858 e l’originale è custodito nel Museo Regionale, così come il Nettuno, la cui copia ottocentesca è una riproduzione fedele dovuta a Gregorio Zappalà, che la realizzò nel 1856. Delle tre più importanti e belle fontane monumentali dedicate a Nettuno in Italia, quella di Messina è la più antica rispetto al Nettuno del Giambologna a Bologna, che è del 1563-1566, e a quella di Bartolomeo Ammannati a Firenze del 1563-1577, per le quali servì da modello e prototipo. stolato e il pavimento per il Duomo e la Torre della Lanterna (1555).
Il braccio destro di Nettuno, ora proteso verso il mare, prima del sisma era rivolto in direzione della città in segno di affetto e protezione, e, ciò, aveva un suo logico significato, tenuto conto della storica vocazione marinara di Messina. Inoltre, prolungando la direzione del braccio, essa toccava la testa del figlio Orione posto sulla sommità dell’omonima fontana in piazza Duomo.