Nuovo carico di aiuti per l’Ucraina dalla basilica di Santa Sofia a Roma con il sostegno della Delegazione Abruzzo e Molise

Venerdì 2 maggio 2025 è partito un nuovo carico di aiuti dalla basilica di Santa Sofia, la chiesa nazionale della comunità della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina a via di Boccea in Roma, che dall’inizio della guerra funziona come un centro di raccolta umanitario. Qui, più volte, il Cardinale Konrad Krajewski, Elemosiniere di Sua Santità, ha portato il suo sostegno, dimostrando l’attenzione di Papa Francesco verso la martoriata Ucraina. Quello di venerdì è stato il 131° camion partito dalla basilica Santa Sofia, e si tratta dell’ultimo voluto proprio da Papa Francesco, destinato alle regioni più colpite dal conflitto. Il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, si è unito a questa spedizione tramite la Delegazione dell’Abruzzo e Molise guidata dal Delegato, il Nob Dott. Emanuele Barone Muzj di Fontecchio, contribuendo con medicinali e presidi medico-chirurgici.
Aiuti per l'Ucraina

A caricare il camion, insieme ai volontari, ai parrocchiani, agli studenti del Pontificio Collegio San Giosafat, ai sacerdoti e ai rappresentanti della comunità ucraina di Roma, c’erano anche tanti cuori generosi pronti a dare una mano. Una volta completato il carico, tutti si sono riuniti nella basilica per una preghiera collettiva per la pace in Ucraina, per i feriti, gli sfollati e chi si trova nelle zone di guerra.

«Questo aiuto – hanno spiegato gli organizzatori della spedizione – non è solo un contributo materiale, ma anche un segno profondo di solidarietà e amore. Papa Francesco non ha mai dimenticato il popolo ucraino, e continua a sostenere questa causa con tutto il cuore».

Ricordiamo l’ultima missione del Cardinale Krajewski in Ucraina, che nel «tempo di rinascita pasquale» ha consegnato quattro nuove ambulanze dotate di ogni strumento medico necessario per salvare vite umane, destinate alle zone di guerra, decisa da Papa Francesco poco prima di morire. La decima visita dell’Elemosiniere di Sua Santità nel Paese dell’Est Europa era nata dalla volontà di Papa Francesco di «compiere un gesto di vicinanza in uno dei luoghi più dolorosi e in cui la guerra imperversa da tre anni: la martoriata Ucraina», si legge nella nota del Dicastero per il Servizio della Carità della Santa Sede. Cita il messaggio Urbi et Orbi di Pasqua 2024: solo Gesù, affermò allora Papa Francesco, «ci apre le porte della vita, quelle porte che continuamente chiudiamo con le guerre che dilagano nel mondo». Parole che «diventano azione per scardinare le chiusure e per portare la luce pasquale nel buio delle tenebre» con un gesto di solidarietà che raggiunge in uno dei luoghi in cui si combatte ormai incessantemente da oltre tre anni, che è stato ricordato sempre agli Angelus e negli appelli per la pace. Tre anni di conflitto che per Papa Francesco sono stata una «ricorrenza dolorosa e vergognosa per l’umanità».

Il Rettore della basilica di Santa Sofia, Don Marco Yaroslav Semehen, ha ricordato quanto Papa Francesco sia sempre stato vicino alla missione umanitaria nata attorno alla basilica e ha inviato i ringraziamenti al Delegato per l’Abruzzo e Molise: «Desidero esprimere la mia più sincera gratitudine per l’impegno e la generosità dimostrati nell’aiutare la popolazione ucraina in questo momento di grande bisogno. L’invio di carichi di medicinali e presidi medico chirurgici è stato un gesto di grande solidarietà e umanità, che ha contribuito significativamente a sostenere l’Ucraina nell’emergenza sanitaria. L’Ordine Costantiniano di San Giorgio, attraverso la sua Delegazione Abruzzo e Molise, ha dimostrato ancora una volta la sua vocazione al servizio e alla carità, valori fondamentali dell’Ordine. La prego di trasmettere i miei ringraziamenti a tutti coloro che hanno contribuito a questa iniziativa, e di esprimere la mia ammirazione per il lavoro svolto. Con stima e gratitudine, la Comunità ucraina».

La basilica di Santa Sofia si ispira alla cattedrale di Santa Sofia a Kiev,le cinque cupolette in stile neobizantino dai tetti dorati ne indicano la somiglianza. A volerla, nel 1963, dopo la prigionia in un gulag siberiano, il Cardinale Josyp Slipyj. Fu costruita in due anni, dal 1967 al 1969, e fu consacrata alla presenza di diciassette vescovi da Papa Paolo VI, trasferendovi le reliquie di Papa Clemente I, sotto l’altare maggiore. Dedicata alla Divina Sapienza, appunto la Sofia greca, questa chiesa venne poi elevata al rango di basilica minore nel 1998. Con Papa Giovanni Paolo II nel 1985 era già stata insignita del titolo cardinalizio di Santa Sofia a via Boccea.

Sebbene l’aspetto asciutto dell’esterno, la basilica di Santa Sofia è all’interno una delle più particolari di Roma. La cosa sorprendente di questa chiesa è che ogni sua parete è coperta di mosaici. La decorazione artistica, di chiara ispirazione bizantina, progettata da Svjatoslav Hordynskyj, fa di questo luogo uno scrigno completamente dorato. Tra le realizzazioni più importanti spiccano il mosaico della Divina Sapienza e quello della Santa Eucaristia.

Visti i difficili tempi attuali per l’Ucraina, a colpirei è poi la sedia del celebrante, su cui è inciso un motto, oggi piuttosto evocativo. La frase recita per aspera ad astra (attraverso le difficoltà alle stelle). Molto suggestiva è anche l’iconostasi, le cui icone dipinte vedono le mani di numerosi artisti. Gli scalini in marmo dell’entrata sono quattro, come le virtù cardinali di prudenza, fortezza, giustizia e temperanza.

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