Ritiro spirituale pre-natalizio e Conferenza culturale della Delegazione Marche e Romagna in Ravenna

Sabato 30 novembre 2024, nella ricorrenza della festa di Sant’Andrea Apostolo ed alla vigilia del Tempo di Avvento, si terrà presso la chiesa parrocchiale di San Rocco in via Castel San Pietro a Ravenna, il consueto annuale incontro pre-natalizio della Delegazione delle Marche e Romagna del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio. L’incontro, volto alla condivisione dei valori delle Sacra Milizia ed a rafforzare i vincoli amicali propone un Ritiro spirituale pre-Avvento e una Conferenza su Le origini della cavalleria a cura di Claudio Angeli, Cavaliere di Merito, alla quale faranno seguito una meditazione spirituale a cura di Mons. Umberto Gasparini, Cappellano di Merito, che presiederà anche la Celebrazione Eucaristica. L’incontro si concluderà con la colazione presso un ristorante locale.
Crocifissione di Sant'Andrea

«Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)” e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)”» (Gv 1,40-42).

«Mentre camminava lungo il mare della Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone detto Pietro, e Andrea suo fratello, i quali gettavano la rete in mare, perché erano pescatori. E disse loro: “Venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini”» (Matteo 4,18-19).

Il Vangelo ci narra come Andrea ha ascoltato la parola di Dio che gli era rivolta: «”Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”. Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono”». È questa adesione pronta che ha permesso agli Apostoli di diffondere la parola, la “buona notizia” della salvezza. La fede viene dall’ascolto e ciò che si ascolta è la parola di Cristo, che anche oggi la Chiesa diffonde fino alle estremità della terra. Siamo dunque sollecitati ad ascoltare la parola, ad accoglierla nel cuore.
La parola di Dio è un rimedio salutare. E una parola esigente, ed è questo il motivo per cui facilmente vorremmo chiudere le orecchie a Dio che ci parla: capiamo che l’ascolto avrà delle conseguenze. Dobbiamo pensare che la parola di Dio è davvero un rimedio, che se qualche volta ci fa soffrire è per il nostro bene, per prepararci a ricevere i doni del Signore.
Ma la parola non è solo un rimedio, è un cibo, il cibo indispensabile per l’anima. È detto nei profeti che Dio metterà nel mondo una fame, non fame di pane, ma di ascoltare la sua parola. E di questa fame che abbiamo bisogno, perché ci fa continuamente cercare e accogliere la parola di Dio, sapendo che essa ci deve nutrire per tutta la vita. Niente nella vita può avere consistenza, niente può veramente soddisfarci se non è nutrito, penetrato, illuminato, guidato dalla parola del Signore.
Nello stesso tempo la parola di Dio è una esigenza. Gesù ne parla come di seme che deve crescere e diffondersi Ovunque. Da questa parola viene la fecondità di ogni apostolato. Se si dicono parole umane, non è il caso di considerarsi apostoli, ma se abbiamo accolto in noi la parola di Dio, essa ci spinge a proclamarla, a diffonderla dappertutto, per mettere gli uomini in comunicazione con Dio.
Da San Giovanni sappiamo che non è facile ascoltare la parola di Dio, che non è opera umana. Domandiamo a Sant’Andrea di insegnarci ad ascoltare, ad accogliere la parola di Dio molto generosamente, molto semplicemente, molto fraternamente, per essere in comunione con Dio e gli uni con gli altri.

La parrocchia di San Rocco è una delle più popolose dell’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia, situata nel borgo omonimo, non lontano da porta Sisi. Annesse alla chiesa parrocchiale si trovano luogo una mensa e spazi comuni e un piccolo cinema aperto a tutta la popolazione. La parrocchia svolge un ruolo di elevata importanza nel campo dell’accoglienza.

L’attuale chiesa di San Rocco sorge nello stesso luogo di un edificio di culto più antico, risalente al 1583 e avente la stessa titolazione da Rocco di Montpellier. In seguito al crescente incremento demografico del borgo e alle precarie condizioni statiche dell’edificio, nel 1828 si pose mano alla costruzione della chiesa attuale in stile neoclassico, ispirandosi al Pantheon di Roma, prevedendo, quindi, un’aula circolare preceduta da un pronao. Tuttavia, durante i lavori, la cupola crollò. Questo portò al sollevamento dell’Architetto Ignazio Sarti dal suo incarico e alla sua sostituzione con l’Ingegnere Luigi Bezzi, che rivide il progetto originario, mantenendo il pronao ma sostituendo l’aula circolare con l’attuale, rettangolare. La chiesa venne terminata nel 1846 e consacrata l’11 ottobre dello stesso anno.

Iscrizione sul fregio del frontone: «D.O.M. VIRGINI IMMACULATAE IN HONOREM S. ROCHI A. MDCCCXLVI» (A Dio Ottimo Massimo. Alla Vergine Immacolata in onore di San Rocco. Anno 1846).

La chiesa di San Rocco è preceduta da un sagrato quadrangolare chiuso ai lati da due edifici abitativi, dei quali quello di sinistra adibito a canonica. La costruzione di destra è sormontata da una torre campanaria con orologio.

Nella facciata neoclassica a mattoni gialli con timpano si apre il grande portale d’accesso, con cornice marmorea, inquadrato da quattro lesene, due per lato. Essa è preceduta da un pronao rettangolare sorretto da una doppia fila di colonne in mattoni sormontate da capitelli marmorei che richiamano, nelle forme, lo stile corinzio, pur essendo privi di qualsiasi ornamento. Al pronao, sopraelevato rispetto all’antistante piazzale, si accede mediante una scalinata di sette gradini, in sasso d’Istria.

Alle spalle della chiesa, vi è il campanile a pianta quadrata, all’interno della cui cella campanaria è alloggiato un concerto di cinque campane in La, realizzato dalla fonderia Capanni di Castelnovo ne’ Monti agli inizi degli anni novanta del XX secolo.

L’interno della chiesa è a tre navate. L’ampia navata centrale, con copertura a botte, è divisa dalle laterali da tre arcate a tutto sesto poggianti su pilastri con lesene sormontate da capitelli corinzi a foglie d’acanto. Sopra ogni arcata si apre una finestra a lunetta. Le navate laterali, invece, coperte da piccole cupole ribassate, prendono luce ciascuna da due finestre chiuse da vetrate artistiche, raffigurando l’Annunciazione, la Natività di Gesù, la Pentecoste e Sant’Apollinare. In controfacciata, sopra il portale d’ingresso, è la cantoria nella quale si trova l’organo a canne.

Nella seconda campata di ciascuna delle due navate laterali, si trova un altare marmoreo, con ancona seicentesca: quello di destra, dedicato alla Madonna ed adibito a custodia del Santissimo Sacramento, è sormontato dalla statua della Madonna della Pace; quello di sinistra, invece, dalla statua di San Rocco. Ai lati dell’altare di quest’ultimo, ciascuna poggiante su un piedistallo, vi sono le statue di Gesù Buon Pastore del XVII secolo e di San Gabriele dell’Addolorata.

In fondo alla navata di sinistra, si apre una cappella, a pianta rettangolare, il cui altare, in marmi policromi, proviene dalla chiesa scomparsa di Santa Maria delle Mura e accoglie un tabernacolo ligneo del XVIII secolo.

In fondo alla navata centrale si apre l’abside rettangolare, anch’essa con volta a botte, priva di finestre, nella quale si trova il presbiterio rialzato da tre gradini. Sulle lesene che sottostanno all’arco absidale si trovano due statue lignee, raffiguranti l’Angelo della Convocazione, vestito di rosso e nell’atto di suonare la chiarina per radunare i fedeli, e l’Angelo annunziante, vestito di verde e recante in mano un cartiglio, che annunzia ai fedeli radunati la presenza di Dio.

Al centro del presbiterio si trova l’altare marmoreo che fino al 1921 si trovava nella basilica di San Francesco a Ravenna. Sulla parete fondale, entro l’ancona, costituita da due semicolonne in finto marmo verde sormontate da un architrave sorreggente un timpano triangolare, si trova la tela cinquecentesca raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi Rocco, Sebastiano, Eulalia e Lucia.

Foto di copertina: Mattia Preti, L’innalzamento di Sant’Andrea sulla Croce, 1650-51, Basilica di Sant’Andrea della Valle, Roma.
Nel 1647, il Cardinale Francesco Peretti decise di mettere a concorso gli affreschi del coro che nelle sue intenzioni dovevano abbellire la chiesa teatina in vista del Giubileo del 1650. Venne scelto il pittore calabrese, trasferitosi a Roma nel 1630, che tra il 1650 e il 1651 realizzò tre grandi affreschi dedicati a Sant’Andrea: L’innalzamento di Sant’Andrea sulla Croce, il Martirio di Sant’Andrea e la Sepoltura di Sant’Andrea.

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