Santa Messa trasmessa in diretta su RAI 1 dalla chiesa della Santissima Trinità in Viterbo presieduta dal Vescovo Piazza. “Torniamo ad avere fiducia e speranza”

La mattina di domenica 16 febbraio 2025, la Diocesi di Viterbo ha vissuto nuovamente un momento importante in questo Anno Santo 2025 in ambito diocesano, dopo il Pellegrinaggio Giubilare diocesano a Roma di sabato 15 febbraio 2025. La Santa Messa della VI Domenica del Tempo Ordinario è stata trasmessa alle ore 10.55 in diretta dalla chiesa della Santissima Trinità, fondata nel 1237 dagli Agostiniani e consacrata da Papa Alessandro IV. Come consuetudine, la diretta RAI si è aperta con una “cartolina” su Viterbo, Vetus urbs, come la chiamavano i Latini, per illustrarne la storia, la fede e la spiritualità. In una visione suggestiva della Città, raccontando la sua storia, a partire dal primo conclave (1268 e il 1271, anno della difficile elezione di Papa Gregorio X). Sono passati più di 7 secoli da quel giorno e le stanze del palazzo papale continuano a raccontare quell’avvenimento anche attraverso pergamene e bolle papali.
La Madonna Liberatrice

Le mura di Viterbo trasudano storia e i vicoli pittoreschi del quartiere San Pellegrino riportano indietro nel tempo e regalano uno spaccato autentico di puro medioevo e anche un respiro di spiritualità, che poggia le basi su Santa Maria Nuova, la più antica della Città, costruita sui resti del tempio dedicato a Giove Cimino. Quindi, l’attenzione del commentatore Orazio Coclite si è concentrata sulla piazza e la basilica cattedrale di San Lorenzo, sede di cinque pontefici. il cuore di Viterbo, dove si intrecciano la storia della città e quella della Chiesa. Il commentatore ricorda il trasferimento, nel 1257, della sede papale da Roma a opera di Papa Alessandro IV e il primo e più lungo conclave della storia: dal 1268 al 1271, data dell’elezione di Papa Gregorio X

Per poi arrivare alla chiesa della Santissima Trinità-Santuario cittadino di Maria Santissima Liberatrice, chiesa giubilare diocesana e centro spirituale della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, dove il Vescovo di Viterbo, Mons. Orazio Francesco Piazza, ha presieduta la celebrazione della Santa Messa.

Hanno concelebrato il Parroco della Santissima Trinità, Padre Giuseppe Caciotti, OSA, Delegato Episcopale per la Vita Consacrata, e il Priore della Comunità agostiniana, Padre Vito Maria Logoteto, OSA, assistiti dal Cerimoniere Don Emanuele Germani, Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali diocesano.

A curare l’animazione liturgica, l’Unione musicale “Adriano Ceccarini” diretta dal Maestro Don Roberto Bracaccini, Segretario del Vescovo, con all’organo il Maestro Ferdinando Bastianini.

Hanno presenziato in prima fila, Chiara Frontini, Sindaco di Viterbo, con l’Assessore Emanuele Aronne e i Consiglieri Alessandra Croci e Ugo Poggi.

Ha partecipato alla Santa Messa, nella funzione di Ministro straordinario dell’Eucaristia, il Nob. Avv. Roberto Saccarello, Cavaliere Gran Croce de Jure Sanguinis con Placca d’Ordo, Delegato per la Tuscia e Sabina dell’Ordine Costantiniano.

Nella sua omelia (di cui riportiamo di seguito il testo integrale), Mons. Orazio Francesco Piazza ha evidenziato che il brano del Vangelo di questa VI Domenica del Tempo Ordinario (Lc 6,17.20-26 – Beati i poveri. Guai a voi, ricchi) ci invita a cercare la vera felicità. Il percorso dei beati descritto dall’evangelista Luca ci chiede di abbracciarlo con tutte le sue contraddizioni e di rendere Dio visibile attraverso gesti concreti e percepibili. Il primo invito di Mons. Piazza è ad avere “attenzione, nella preghiera e nella vicinanza, a chi è segnato dalla solitudine e dalla sofferenza. Gesù sostenga Papa Francesco, in questi giorni di particolare fragilità”. Mons. Piazza ricorda che “Dio non abbandona. Nelle difficoltà e nelle prove sostiene e alimenta la fiducia, dona conforto e riconcilia gli uomini”. Da qui il monito di tornare ad avere fiducia e speranza, di tessere le relazioni, sfilacciate da egoismo, possesso e dall’ossessione del pubblico consenso.

Mons. Piazza ha sottolineato che il Giubileo Ordinario 2025 “concentra l’attenzione sulla speranza, perché il nostro contesto di vita, sociale e ambientale, richiede questa linfa vitale per ricomporre le lacerazioni e riannodare le trame delle relazioni. La speranza è desiderio e attesa del bene, pur nella imprevedibilità del futuro che, tuttavia, fa sorgere sentimenti contrapposti. Chi è sfiduciato guarda all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire felicità”.

Mons. Piazza prosegue, sottolineando che “il Giubileo ci invita ad avere fiducia e speranza. Speranza che è generata dalla fede, che guida i nostri passi. La speranza non delude. Può indebolirsi davanti a difficoltà, limiti e lacerazioni, ma è proprio in tali situazioni che possiamo scorgere la luce”.

Infine il monito: “Dobbiamo ritessere la trama delle relazioni, sfilacciata da pretese e scelte egoistiche, dal desiderio di possesso e dalla ricerca ossessiva dell’affermazione e del pubblico consenso. Maria ci liberi da questi idoli, da cui nascono grandi sofferenze e che non ci fanno giungere all’essenziale della vita. Solo semplicità del cuore, umiltà e prossimità, ricerca della giustizia e della pace, misericordia e perdono non rendono vana la fatica del cammino e conducono a vita nuova”.

Registrazione della diretta RAI 1 [QUI]

Omelia del Vescovo

Gesù Cristo è il Signore. Nostra unica speranza.

Fratelli e Sorelle, amati da Dio, come Chiesa radunata dall’amore trinitario rivolgiamo particolare attenzione, nella preghiera e nella fraterna vicinanza, a quanti sono segnati dalla solitudine e dalla sofferenza e che spiritualmente si uniscono a questa nostra Celebrazione. La comune invocazione al Signore Gesù, nostra unica speranza, sostenga il Santo Padre in questi giorni di particolare fragilità e sofferenza.  Abbiamo da poco avviato il cammino giubilare quale tempo straordinario che va compreso e vissuto nella vicenda umana in cui si inserisce. Dio non abbandona il suo popolo: nelle difficoltà e nelle prove, sostiene e alimenta la fiducia, dona conforto e riconcilia gli uomini con Dio e tra loro (Ef 2,13-18).  Il Giubileo concentra l’attenzione sulla speranza, appunto perché il nostro contesto di vita, sociale e ambientale, richiede questa linfa vitale per ricomporre le molteplici lacerazioni e riannodare la trama delle relazioni. Quale contrappunto alle strutture negative che segnano la vita, è offerta la prospettiva della speranza che non delude: «Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé. L’imprevedibilità del futuro, tuttavia, fa sorgere sentimenti a volte contrapposti: dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio. Incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità» (SnC, 1).

Chiamati a rimettersi in viaggio nella Carovana dell’umanità con spirito positivo, siamo pellegrini in un cammino dove fiducia e speranza si raccordano con rinnovata vitalità. È consegnata a tutti la possibilità di approfondire la fede e riscoprire il senso della speranza cristiana tra le fatiche del quotidiano. Fede e speranza sono unite in un vincolo indissolubile. È offerta l’opportunità di valorizzare, con immensa gratitudine, il dono della vita nuova ricevuta nel Battesimo per orientare il cammino: la fede, nella vita, genera speranza e guida i nostri passi. Il profeta afferma che il Signore è la nostra fiducia ed è «benedetto l’uomo che confida nel Signore» (Ger 17, 5-8). In questa fiducia, come affidamento convinto e responsabile tra le molteplici prove della vita, possiamo essere «come un albero piantato lungo un corso d’acqua, che stende le sue radici»; che non teme l’arsura; le «sue foglie rimangono verdi» e «non smette di produrre frutti. Quello che fa, riesce bene e darà frutto a suo tempo» (Sal 1). L’agire per la riconciliazione e la pace, seppur tra evidenti difficoltà, apre reali sentieri di speranza per un rinnovato senso di comunità, di condivisione e corresponsabilità.

Per questo, Fratelli e Sorelle, il dono giubilare offerto da Cristo, Porta Santa da attraversare, deve essere da ciascuno accolto e condiviso con pazienza e sincera disponibilità. Affrontiamo le prove, sapendo che «la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5, 1-5).  Siamo consapevoli che la vita è fatta di gioie e dolori; che l’amore è messo alla prova e che la speranza può indebolirsi davanti a fragilità, limiti e lacerazioni, ma, in tali situazioni complesse possiamo scorgere la luce: l’affidabilità di una Presenza che rassicura; «ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20). La certezza di questa Presenza consolida la pazienza del saper dare tempo al cammino, portando il peso delle prove. La pazienza, frutto dello Spirito del Signore, tiene viva la speranza e la manifesta come stile di vita centrato sulle Beatitudini: in quelle scelte che promuovono la crescita integrale della persona, aperta a Dio e ai fratelli (Lc 6, 17. 20-26).

Carissimi, viviamo questo cammino giubilare rafforzati dalla consolante e amorevole presenza della Madre nostra Maria, qui amata e venerata con il titolo di Liberatrice; ci sostenga l’intercessione dei santi Patroni in questo tempo propizio per essere tutti convinti che è sempre possibile, con la grazia della misericordia e della riconciliazione, ritessere la trama delle nostre relazioni sfilacciata da pretese e scelte egoistiche; dal desiderio di possesso e dalla ricerca ossessiva di affermazione e di pubblico consenso. La Vergine Santa ci liberi da questi idoli che disorientano il cuore e rendono illusoria ogni attesa: a questi idoli si sacrificano le energie migliori e da cui nascono grandi sofferenze, per sé stessi e per gli altri, senza giungere all’essenziale della vita. Il realismo della speranza, che è Gesù Signore, non delude: ci viene incontro e condivide il nostro viaggio.

Fiduciosi e con rinnovato entusiasmo rivolgiamo a Lui lo sguardo lungo il sentiero delle Beatitudini: cuore del Vangelo e speranza certa per un’umanità riconsegnata alla sua dignità. Semplicità del cuore, umiltà e prossimità, ricerca della giustizia e della pace, misericordia e perdono, sono i segni che non rendono vana la fatica del cammino e che lentamente conducono alla comune destinazione: una vita nuova, ora, e il suo definitivo compimento nel cuore dell’Amore trinitario. Amen.

+ Orazio Francesco Piazza
Vescovo di Viterbo
16 febbraio 2025

Il Pellegrinaggio Giubilare a Roma
della Diocesi di Viterbo

Una mattinata vissuta in Vaticano sabato 15 febbraio 2025 per il pellegrinaggio giubilare della Diocesi di Viterbo, con il passaggio per la Porta Santa e la Celebrazione Eucaristica in Basilica Vaticana presieduta dal Cardinale Fortunato Frezza (ordinato presbitero nel 1966 per la Diocesi di Bagnoregio) e dal Vescovo di Viterbo, Mons. Orazio Francesco Piazza, insieme alla Diocesi di Benevento. Oltre 35 bus dalla diocesi, circa 2.000 fedeli accompagnati dai parroci. Presenti anche numerosi sindaci del territorio. Un momento intenso di fede e sinodalità, preparato dalla catechesi in basilica di Fra’ Enzo Fortunato, OFM Conv.


Venti domande e risposte sul Giubileo Ordinario 2025, sul Pellegrinaggio Costantiniano Internazionale e sul solenne Pontificale in onore di San Giorgio Martire, nell’Anno Santo 2025 per i Cavalieri, le Dame, i Postulanti e gli Amici del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.

Foto di copertina: la Sacra Icona di Maria Santissima Liberatrice.

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