Viterbo celebra Papa Giovanni XXI. La Delegazione Tuscia e Sabina partecipa al Pontificale con l’inaugurazione del monumento al pontefice Portoghese

La Diocesi di Viterbo ha vissuto martedì 17 giugno 2025 una giornata intensa di spiritualità, valore culturale e memoria in onore di Papa Giovanni XXI, unico Papa Portoghese e unico Romano Pontefice (fatta eccezione per San Pietro) ad essere lodato da Dante nel Paradiso, collocandolo fra gli spiriti sapienti. Nel pomeriggio si è svolto presso la sala Alessandro IV del Palazzo dei Papi un Convegno, con due Relazioni: sulla figura di Giovanni XXI e sul monumento a Giovanni XXI, con la presentazione dei lavori di riapertura e restauro della cappella di San Filippo Neri. A seguire, nella basilica cattedrale di San Lorenzo è stato celebrato un solenne Pontificale con l’inaugurazione del monumento funebre di Papa Giovanni XXI. A questo storico evento, non solo un atto di devozione, ma un momento culturale e istituzionale di alto profilo, che ha unito idealmente Viterbo a Lisbona, nel segno di un Papa che fu anche grande medico, teologo e uomo di dialogo, su invito ufficiale della Diocesi ha partecipato una rappresentanza della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.
Copertina

Giovanni XXI: la figura storica

Giovanni XXI è stato una figura colta e poliedrica, ricordato non solo come Papa, ma anche come medico, teologo e filosofo, tra i pochi Pontefici ad aver lasciato un’impronta significativa nel campo delle scienze naturali e della logica medievale. Il monumento funebre a lui dedicato nella restaurata e riaperta cappella di San Filippo Neri rappresenta un gesto di riconciliazione storica e un ponte simbolico tra Lisbona e Viterbo, nel nome di un Pontefice che fu anche uomo di dialogo e sapere.

L’evento ha visto la partecipazione di numerosi fedeli e studiosi, sottolineando l’interesse crescente per una figura storica finora poco valorizzata, ma centrale per comprendere l’incontro tra fede e ragione nel XIII secolo. L’Ordine Costantiniano ha presenziato per onorare un uomo che, nel suo breve ma intenso pontificato (1276–1277), ha incarnato molti dei valori cari alla Sacra Milizia, come la cura dell’uomo, il servizio alla verità e l’apertura culturale.

Il Vescovo di Viterbo, Mons. Orazio Francesco Piazza, ha definito la giornata storica dedicata al ricordo e alla valorizzazione della figura di Papa Giovanni XXI «bella e virtuosa» per Viterbo.

«Abbiamo una storia che non deve morire nelle tombe, ma deve risorgere nella cultura di ogni giorno e camminare con le nostre teste e le nostre mani», ha dichiarato Don Gianni Carparelli.

Il Vicario episcopale per la Pastorale della Formazione, Cultura e Tradizioni, Mons. Massimiliano Balsi, Cappellano di Merito con Placca d’Argento dell’Ordine Costantiniano, ha evidenziato che l’evento non è stato una mera celebrazione: «Stiamo portando avanti un cammino culturale per costruire il nostro futuro. Papa Giovanni XXI è stato un Papa di alta cultura, a servizio soprattutto dei più poveri. Scrisse un testo per insegnare a curare le persone più in difficoltà».

Il Pontificale
e la nuova collocazione del monumento a Giovanni XXI

L’intensa giornata è culminata alle ore 18.30 nel solenne Pontificale in occasione della inaugurazione e della riapertura della restaurata cappella di San Filippo Neri e della nuova collocazione del monumento sepolcrale di Papa Giovanni XXI, presieduta nella basilica cattedrale di San Lorenzo da S.Em.R. il Signor Cardinale José Tolentino Calaça de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede, concelebranti S.Em.R. il Signor Cardinale Fortunato Frezza, S.E.R. Mons. Orazio Francesco Piazza, Vescovo di Viterbo, S.E.R. Mons. Rui Manuel Sousa Valério, S.M.M., Patriarca di Lisbona, e S.E.R. Mons. Lino Fumagalli, Vescovo emerito di Viterbo, Cappellano Gran Croce di Merito dell’Ordine Costantiniano, alla presenza dell’Ambasciatore del Portogallo presso la Santa Sede, S.E. Domingos Teixeira de Abreu Fezas Vital, e del Rappresentante del Comune di Lisbona, Dott. Felipe Anacoreta Correia.

Al Sacro Rito hanno partecipato delle autorità religiose e civili, nonché delle rappresentanze del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio; del Sovrano Militare Ordine di Malta, dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e del Real Ordem de São Miguel Arcanjo.

Il saluto del Cardinale Tolentino Calaça de Mendonça

Nel suo saluto alla Delegazione di Viterbo dell’Ordine Costantiniano, il Cardinale José Tolentino Calaça de Mendonça ha sottolineato la sua conoscenza della Sacra Milizia, mentre il Vescovo Orazio Francesco Piazza gli ha presentato le attività caritatevoli e culturali dell’Ordine Costantiniano nella Città dei Papi.

Il Convegno

Il Sacro Rito è stato preceduto alle ore 16.30 da un Convegno presso la sala Alessandro IV del Palazzo dei Papi, a cui ha presenziato il Delegato per la Tuscia e Sabina dell’Ordine Costantiniano e Delegato per Viterbo-Rieti dell’Ordine di Malta, il Nob. Avv. Roberto Saccarello, Cavaliere Gran Croce de Jure Sanguinis con Placca d’Oro Costantiniano e Cavaliere Gran Croce di Grazia Magistrale Gerosolimitano.

Il Convegno è stato aperto con i Saluti istituzionali:

  • S.E.R. Mons. Orazio Francesco Piazza, Vescovo di Viterbo
  • S.Em.R. il Signor Cardinale José Tolentino Calaça de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede
  • S.E.R. Mons. Rui Manuel Sousa Valério, S.M.M., Patriarca di Lisbona
  • S.E. Domingos Teixeira de Abreu Fezas Vital, Ambasciatore del Portogallo presso la Santa Sede
  • Dott. Felipe Anacoreta Correia, Rappresentante del Comune di Lisbona
  • Arch. Margherita Eichberg, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Etruria Meridionale

Sono seguite due Relazioni:

  • Padre Pedro Daniel F. Marques: La figura di Giovanni XXI
  • Dott. Santino Tosini e Dott. Vittorio Cesetti: Il monumento di Giovanni XXI nella cappella di San Filippo. Presentazione dei lavori di riapertura e restauro

Approfondimenti

La cappella di San Filippo Neri

La cappella di San Filippo Neri fu costruita tra il 1560 e il 1570. Nel 1925 fu dedicata alla Madonna della Carbonara, a seguito del trasporto dell’immagine dall’omonima chiesa nel duomo. A seguito dei bombardamenti avvenuti sulla Città di Viterbo nel mese di maggio del 1944, la cattedrale subisce numerosi danni a causa dei quali si compiono lavori di restauro, attraverso i quali si giunge al ripristino della facies medievale della chiesa. Vengono pertanto chiuse con muri di tamponamento otto delle dieci cappelle laterali, tra cui la cappella della Madonna della Carbonara.

I lavori di riapertura della cappella sono iniziati con la progettazione nel mese di giugno 2024, autorizzati dalla Soprintendenza nel mese di novembre 2024 e l’effettivo inizio dei lavori avvenuto all’inizio del 2025. La cappella presentava uno stato di conservazione mediocre con patologie e segni di degrado diversificati in base ai materiali, agli elementi architettonici e alla loro collocazione. Erano altresì presenti macchie diffuse e fenomeni di alterazione cromatica.

Il sepolcro di Papa Giovanni XXI

Innamoratosi della Città di Viterbo, Giovanni XXI decise di stabilirvisi, anche per evitare i contrasti degli ambienti romani. Si fece così costruire nel Palazzo dei Papi una grande stanza con splendida vista, da utilizzare come camera da letto e studio. Fu costruita in fretta, per soddisfare il suo bisogno di un luogo tranquillo e caldo, di luce e natura. Lì si dedicò ai suoi doveri di governo della Chiesa, studiò sottili questioni teologiche, osservò le stelle, fece esperimenti e discusse con i rinomati oculisti, che a quei tempi facevano di Viterbo il centro dello studio della vista.

Però, il soffitto della stanza crollò, probabilmente per un difetto di costruzione, visto la fretta con cui era avvenuta, nella notte tra il 10 e l’11 maggio 1277. Il Papa fu seppellito sotto le macerie di legno e pietre, da cui fu estratto ancora in vita, ma in gravissime condizioni. Pochi giorni dopo l’incidente, ad appena 250 giorni dall’inizio del pontificato, il 20 maggio 1277 morì in gravi condizioni (miserabiliter). Sperimentò una tipica morte da schiacciamento, descritta per la prima volta da Antonino D’Antona in seguito al terremoto di Messina-Reggio Calabria del 1908.

C’è una nota ironica, e insieme amara, connessa a questo episodio. Il Papa diceva spesso ai cardinali, che il suo pontificato sarebbe durato parecchi anni in quanto, essendo un medico, sapeva bene come mantenersi in salute. Infatti, morì per un incidente e non per una malattia.

«Alcuni storici del secolo XIII lasciarono scritto che Giovanni XXI sentendosi di tempra ancor valida e rubesta suolesse con una certa jattanza spampanare in faccia ai Cardinali e agli altri di sua Corte le speranze che nudria sicurissime d’una lunga vita. Egli s’era fatto costrurre e acconciare a suo talento una stanza ben ampia nell’ala estrema del nostro palazzo Episcopale d’onde gli si aprì a una sublime vista sulla sottoposta vallata di Faul e sulla città non che su quella ridente distesa di campi che si sprolunga da lì fino alla lontana marina. Ma nella notte tra il 10 e l’11 maggio 1277 quella stanza crollò d’un subito con altissima rovina e il pontefice fu a gran fatica dissepolto da sotto le macerie orribilmente malconcio e in fin di vita. Ciò nulla meno sopravvisse a quella sciagura per altri giorni e addì 20 maggio se ne morì. Resegli le solenni esequie fu sepolto presso l’altare maggiore della nostra Cattedrale entro un urna di porfido. Restaurato poi o meglio deformato quel magnifico tempio nel secolo XVI le ceneri di Giovanni XXI furono riposte entro un plebeo sarcofago di sasso appiè della navata maggiore ove tumeno ignobile mausoleo di marmo nella Cappella di San Filippo» [Storia della Città di Viterbo (Camera dei Deputati 1887-1889, 1067 pagine) di Cesare Pinzi].

Il corpo di Papa Giovanni XXI per ben sette volte ha cambiato sepoltura all’interno della cattedrale di San Lorenzo:

  • Nel 1277 venne tumulato in prossimità dell’altare maggiore.
  • Nel 1571 il sarcofago in peperino fu trasferito ai piedi della scala che dalla cattedrale conduce all’Aula Capitolare. Addossato alla parete, il sepolcro è sorretto da 4 mensoloni verticali, di fattura moderna, incastonati in una lastra di marmo verde con venature bianche. Il sarcofago, rivestito nella faccia anteriore da una lastra di porfido, reca al centro una lapide in marmo bianco. Al di sopra è il letto funebre in peperino, sul quale giace la statua del defunto vestito con abiti pontificali.
  • Nel 1576, all’epoca del restauro cinquecentesco della cattedrale, la tomba venne spostato tra la porta d’ingresso centrale e quella laterale della cattedrale, il sarcofago fu rinnovato e furono rifatti in peperino il coperchio con la statua del defunto ed il lato anteriore, incorporandosi in esso alcuni frammenti della prima urna in pietra silicea di Monterrazzano.
  • Nel 1865 il Duca di Saldanha, Ambasciatore del Portogallo presso la Santa Sede, ordinò che si edificasse un nuovo sarcofago degno del pontefice. Nel 1886, in occasione del trasporto delle ossa di Giovanni XXI dal vecchio al nuovo sepolcro nella cappella di San Filippo Neri, si fece anche la ricognizione della tomba e si ricomposero le ossa del Papa, trovate tutte intere, nella nuova urna. Il monumento funebre edificato in quell’occasione è ancora presente sulla parete sinistra della cappella.
  • Nel 1958, per volere di Mons. Ferdinando Cento, Nunzio Apostolico in Portogallo, si iniziò l’edificazione di una nuova tomba la quale riutilizzava il vecchio sepolcro cinquecentesco in peperino, collocato su un basamento marmoreo. Veniva così collocato nello stesso posto ove era stato il monumento del 1571.
  • Nell’Anno Santo del 2000, per volere di Papa Giovanni Paolo II, fu collocato nella navata laterale. In quell’occasione fu effettuata la ricognizione del sarcofago dal Vescovo di Viterbo, Mons. Lorenzo Chiarinelli.
  • L’11 giugno 2025 è avvenuto lo spostamento nella restaurata cappella San Filippo Neri dedicata alla Madonna della Carbonara. In quell’occasione, il Vescovo Piazza ha proceduto alla ricognizione della cassa di piombo sigillata che custodisce i resti mortali di Papa Giovanni XXI: «L’ultima ricognizione – ha spiegato il Vescovo Piazza – fu fatta nel 2000. Ho preso atto di quel rogito, ho annotato che la cassa era quella e ho messo sulla cassa stessa la mia firma». Il Vescovo Piazza ha sottolineato: «Abbiamo voluto dare una collocazione più dignitosa al Papa Portoghese, che torna là dove era. Volevamo riportarlo lì e ridare integrità al monumento che non è stato modificato minimamente. Peraltro, l’impegno non si ferma qui, perché è nostra intenzione intervenire in un lavoro di restauro più ampio, non solo della chiesa, a cominciare dalla cappella della Madonna della Carbonara, ma poi anche del piazzale antistante. Work in progress. Puntiamo, insomma, a una riqualificazione non soltanto liturgica della cattedrale. si tratta di un primo passo per una rivisitazione generale della struttura della cattedrale: vogliamo dare alla cattedrale luminosità e bellezza. Certo, io non demordo perché credo che la chiesa segni l’unità di un territorio, deve esserne il simbolo. Sono in una cattedrale dove il titolare è San Lorenzo e mi chiedo perché non c’è la festa di San Lorenzo. Mi rispondo, perché non lo vedono più e se le persone non si vedono più, pian piano finiscono nel dimenticatoio. Vedere, significa coltivare la presenza».

Note biografiche

Papa Giovanni XXI è stato il 187º Sommo Pontefice dal settembre 1276 fino alla morte, avvenuto a Viterbo il 20 maggio 1277. Un pontificato breve, di soli 8 mesi. Figura poliedrica, filosofo, logico, anatomista, medico scienziato, professore universitario di medicina e autore di libri adottati per quasi quattro secoli nelle università del Medioevo, nacque nel 1210 circa a Lisbona, come Pedro Juliào Rebole, detto anche Petrus luliani o Pietro di Giuliano, meglio conosciuto come Petrus Hispanus o Pietro Ispano, per la sua origine iberica. Forse era figlio del noto medico Julião Paes Rebolo, morto nel 1215 e seppellito nella cattedrale vecchia di Coimbra, Cancelliere maggiore dei Re del Portogallo Alfonso I, Sancho I e Alfonso II, che difese gli interessi dell’allora giovane nazione davanti al potere della Chiesa e organizzò la Cancelleria reale e la struttura amministrativa del Regno.

Frequentò inizialmente la scuola episcopale della cattedrale di Lisbona, per passare poi a Parigi, alla prestigiosa Università della Sorbonne, dove studiò teologia e si applicò anche in dialettica e logica, approfondì la fisica e la metafisica di Aristotele. Studiò quindi medicina a Montpellier, o forse a Salerno. È probabile che, tra il 1235 ed il 1245, abbia insegnato logica in Spagna e quindi in Francia, forse a Tolosa.

Dal 1245 al 1250 soggiornò in Italia, dove insegnò medicina all’Università di Siena e, con grande probabilità, avrebbe anche scritto molte opere importanti, tanto da essere definito dai suoi contemporanei «magnus sophista, loycus et disputator atque theologus», soprattutto per il suo compendio di logica formale Summulae Logicales. In esso codificò la pratica didattica dei “versi mnemotecnici”: brevi frasi artefatte contenenti lettere-chiave che, estratte, riconducevano a un intero ragionamento. Così A indica la proposizione affermativa universale, E l’universale negativa, I la particolare affermativa, O la particolare negativa. Mediante tali vocali sono coniate parole come Barbara, Celarent, Darii, Ferio, etc, le quali descrivono i modi validi delle quattro figure sillogistiche. La Summulae Logicales fu il manuale di riferimento sulla logica aristotelica in uso nelle università europee dal XIII all’inizio del XVIII secolo. L’opera si componeva di sette parti. Nelle prime sei erano esposti i principi fondamentali della logica aristotelica così come l’aveva raccolta Boezio; la settima, De proprietatibus terminorum, trattava del contributo che la nuova logica medioevale aveva apportato a quella classica.

Di grande pregio e importanza culturale per l’epoca, grazie alla sua modernità furono i suoi commentari a De Anima e De partibus animalium di Aristotele.

Merita di essere ricordato anche come medico. I suoi studi furono rivolti soprattutto alla definizione di una professione che fosse basata, oltre che sulla physica nella sua definizione aristotelica (cioè lo studio filosofico della natura umana), anche sulla pratica. Tra gli scritti di medicina si ricordano i Problemata, la Summa medicinae, il Liber de conservanda sanitate, il trattato di oftalmologia De oculo.

La sua opera principale è il Thesaurus pauperum (Il tesoro dei poveri), famosissimo manualetto di cure mediche per i mali più diffusi, ad uso dei meno abbienti, trascritta in più versioni e tradotta in diverse lingue fino a tutto il XVIII secolo.

A questo Papa di multiforme ingegno vengono attribuite 55 trattati di medicina, di alchimia, di filosofia, di teologia, perfino di zoologia.

Raggiunse intorno al 1250 il culmine della sua attività accademica, quando gli fu conferito il titolo di Magister presso la Sorbonne, come riconoscono concordemente gli storici, anche se non è ben chiaro quale disciplina abbia insegnato nell’ateneo parigino.

A partire dal 1250 lo si trova frequentemente citato in documenti relativi alla Chiesa per incarichi di varia natura, come Consigliere di Re Alfonso III del Portogallo per gli affari inerenti alla Chiesa Nel primo di questi documenti, datato 11 giugno 1250, il Re Alfonso III – che lo sostenne nei suoi studi e nei suoi numerosi viaggi – lo designa come suo portavoce in una disputa con il clero portoghese, essendo all’epoca Arcidiacono di Braga. Da quell’anno si susseguirono gli impegni, che lo portarono nelle principali città portoghesi e nei più importanti centri della Chiesa Romana, da Roma ad Orvieto, da Anagni a Viterbo.

Dal 1262 fu molto vicino al Cardinale Ottobono Fieschi, il futuro Papa Adriano V, in alcune missioni diplomatiche. Grazie al Cardinal Fieschi, incontrò Papa Gregorio X, che nel 1272 lo avrebbe nominato suo Archiatra, cioè medico personale. Nel maggio 1272 fu eletto Arcivescovo di Braga con voto unanime del Capitolo della cattedrale e fu consacrato sacerdote.

Nel Concistoro del 3 giugno 1273, Papa Gregorio X lo creò cardinale vescovo di Frascati. Con questo titolo Pietro partecipò ai lavori del Secondo Concilio di Lione. Le indicazioni conciliari sulla riunificazione della Chiesa Cattolica con la Chiesa Ortodossa saranno presenti in maniera significativa nel suo pontificato.

Morto Papa Gregorio X nel gennaio 1276, partecipò al breve Conclave aretino che elesse Papa Innocenzo V e quindi, morto anche quest’ultimo dopo soli cinque mesi, prese parte al Conclave lateranense che elesse Papa Adriano V. Questo Conclave che vide i cardinali sottoposti a pesanti vessazioni e restrizioni ad opera di Re Carlo d’Angiò, che li voleva influenzare per far loro scegliere un Papa a lui gradito. Dopo un brevissimo pontificato di 39 giorni, anche Papa Adriano V morì, il 18 agosto 1276, a Viterbo, e i membri del Sacro Collegio si ritrovarono in quella Città per procedere alla terza elezione papale in meno di nove mesi.

Il Conclave iniziò il 3 settembre 1276. Secondo diversi storici, nel pomeriggio del 5 settembre sarebbe stato eletto il Cardinale piacentino Vicedomino Vicedomini, un umile e modesto Francescano, nipote di Papa Gregorio X, che però, ritenendosi indegno della nomina, avrebbe chiesto una pausa di riflessione preannunciando che, in caso di accettazione, si sarebbe chiamato Gregorio XI, ma poi morì nella notte tra il 5 e il 6 settembre 1276, prima ancora di accettare, senza che l’elezione potesse essere proclamata, tanto che non vi è alcuna notizia ufficiale di questo Papa effimero, e i cardinali ripresero il Conclave senza indugio, arrivando ben presto (sembra con l’intervento del Cardinale Protodiacono Giangaetano Orsini) a eleggere Pietro Ispano, che scelse di chiamarsi Giovanni XXI. L’elezione sarebbe avvenuta (gli storici non sono concordi su questa data) tra l’8 ed il 15 settembre 1276, mentre è certa la data dell’incoronazione, che avvenne nella cattedrale di Viterbo il 20 settembre 1276, proprio ad opera del Cardinal Orsini.

Papa Giovanni XXI è fra i pochissimi pontefici presenti e citati da Dante Alighieri nel Paradiso, l’unico pontefice (fatta eccezione per San Pietro) ad essere espressamente lodato, collocato fra gli spiriti sapienti: «Pietro Spano, lo qual giù luce in dodici libelli» (Paradiso, XII, 134-135).

Inoltre, è l’unico Portoghese diventato Papa, visto anche che San Damaso, Papa nel IV secolo, secondo le più recenti ricerche storiche sarebbe nato a Roma e non in Portogallo.

Papa Giovanni XXI non aveva certo grande esperienza curiale ma, ricordando bene anch’egli le vessazioni subite ad opera dell’Angiò nel Conclave lateranense, abrogò la Costituzione Ubi periculum in occasione del suo primo discorso durante la cerimonia d’incoronazione. Sin dai primi giorni del suo pontificato ebbe non pochi problemi nei rapporti con la maggior parte dei curiali, che certamente non erano abituati a trattare con un medico, filosofo e scienziato, e lo guardavano con preoccupata perplessità, se non addirittura con malcelato sospetto, considerandolo un mago, un sapientone, un mezzo eretico. Il Papa da parte sua non fece nulla per far tacere le malelingue, comportandosi sempre con disinvolta spontaneità, aprendo ai derelitti il suo palazzo, finendo insomma per essere un Papa onesto, religioso, serio ed energico.

Di fronte ad alcuni gravi problemi insorti nell’Università di Parigi, sostenne apertamente l’iniziativa dell’Arcivescovo di Parigi, Etienne Templier, per il controllo dell’ortodossia teologica dei maestri parigini, che culminò il 7 marzo 1277 con la pubblicazione di un Decreto mirante a frenare le tendenze innovative in materia di antropologia teologica e nei rapporti tra cosmologia e teologia.

Probabilmente seguendo i consigli del Cardinal Orsini, Giovanni XXI mantenne un atteggiamento discretamente favorevole a Carlo d’Angiò, senza peraltro sbilanciarsi troppo. Inoltre, mandò legazioni presso i Regni di Francia e di Castiglia per evitare – purtroppo inutilmente – che scoppiasse tra quei due Regni una guerra per motivi di successione.

Papa Giovanni XXI era un uomo di scienza e non un Papa politico, ma si impegnò per riportare la pace in Europa, favorendo la riconciliazione di Rodolfo d’Asburgo e Carlo d’Angiò. Incitò i prìncipi Cristiani a indire una nuova Crociata e inviò i suoi legati a Costantinopoli per far firmare a Michele Paleologo la fine dello scisma.

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