La serata musicale è iniziata con i saluti istituzionali del Presidente della Fondazione San Giuseppe dei Nudi, Avv. Ugo de Flaviis, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento, e del Direttore del Dipartimento di Lettere e Beni culturali dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, Prof. Giulio Sodano. Quindi, la Governatrice del Real Monte ed Arciconfraternita di San Giuseppe dell’Opera del Vestire i Nudi, Prof.ssa Almerinda Di Benedetto dell’Università “Luigi Vanvitelli”, Dama di Merito, ha introdotto il dibattito. Sono intervenuti il Prof. Paolo Giovanni Maione dell’Università “Luigi Vanvitelli”, che ha trattato il tema Un Corpo Stupefacente. Nicolino alla conquista della scena, e il Prof. Enrico Lucchese dell’Università “Luigi Vanvitelli”, che ha trattato il tema Nicolino in caricatura. L’immagine di un divo dell’Opera.
Alle ore 19.00 è stato svolto il Concerto per il Cavaliere Nicolino, curato dalla Cappella musicale della Fondazione San Giuseppe dei Nudi, diretta dal Maestro Ernesto Pagliano, con la partecipazione di Gloria Vardaci (mezzosoprano) e gli illustri orchestrali Giuseppe Guida (primo violino), Isabella Parmiciano (secondo violino), Antonio Mastroianni (viola), Raffaele Sorrentino (violoncello), Renzo Schina (contrabbasso) e Giancarlo Torone (clavicembalo). Il programma ha incluso sinfonie e arie tratte dalle opere Pirro e Demetrio e Cambise di Alessandro Scarlatti, Xerse di Giovanni Bononcini e Rinaldo di Georg Friedrich Händel.
La serata barocca per il Cavaliere Nicolino organizzata dalla Fondazione San Giuseppe Vestire i Nudi, ha visto la partecipazione di una qualificata rappresentanza della Delegazione di Napoli e Campania del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, guidata dal Delegato Nob. Manuel de Goyzueta di Toverena, dei Marchesi di Toverena e Trentinara, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, con il Consigliere Avv. Ugo de Flaviis, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento, Curatore della Cappella Magistrale in Napoli, Presidente della Fondazione San Giuseppe dei Nudi; il Consigliere Avv. Alessandro Franchi, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento, Responsabile delle Attività Culturali e Caritatevoli; il Nob. Alfredo Buoninconti, Barone di Santa Maria Jacobi, Cavaliere di Giustizia, Delegato di Napoli del Real Circolo Francesco II di Borbone; la Dott.ssa Almerinda De Benedetto, Dama di Merito, Governatrice del Real Monte ed Arciconfraternita di San Giuseppe dell’Opera del Vestire i Nudi; e Luigi Scarano, Cavaliere d’Ufficio.
Il cantante napoletano Nicola Francesco Leonardo Grimaldi, noto come il Cavaliere Nicolino, fu battezzato il 5 aprile 1673 a Napoli, dove morì il 1º gennaio 1732. Fece il suo debutto nel 1685 all’età di dodici anni a Napoli con La Stellidaura vendicata di Francesco Provenzale, suo maestro. Divenne in seguito uno dei più celebri cantanti evirati, prima con voce di soprano, poi con voce di contralto. Si esibì soprattutto nei teatri italiani e londinesi.
Dal 1690, sempre a Napoli, cantò come soprano anche nella Real Cappella in cattedrale (i libretti degli anni Novanta del XVII secolo lo qualificano come Virtuoso).
Tra il 1697 e il 1731 cantò in molte città italiane le opere di Carlo Francesco Pollarolo, Giovanni Bononcini (Muzio Scevola) e Antonio Maria Bononcini, Mancia, Mancini (in Gl’amanti generosi, 1705), Lotti, Leo, Porpora, Vinci, Ariosti, Riccardo Broschi e altri, nonché l’adattamento di Leo del Rinaldo di Georg Friedrich Händel (1718). Cantò ancora in Italia altre opere di Antonio Pollarolo, Gasparini (1706), Caldara, Albinoni, Leo (ruolo del titolo in Catone in Utica, 1729), Orlandini, Vinci, Porpora, Hasse etc. Su più di un centinaio di rappresentazioni cui prese parte, 36 andarono in scena a Napoli, 34 a Venezia e 15 a Londra.
Il Cavaliere Nicolino si recò a Londra per la prima volta nel 1708. Qui, la sua voce e la sua perfetta recitazione furono determinanti per il successo dell’opera italiana, in particolare dell’opera seria, e per l’affermazione di Georg Friedrich Händel, nelle prime opere del quale il Cavaliere Nicolino cantò da protagonista. Nel 1711 interpretò il ruolo principale nel Rinaldo di Händel e il successo di quest’opera fu fondamentale per il proseguimento della lunga e fortunata carriera del compositore sassone in Inghilterra. Il Cavaliere Nicolino fu anche Amadigi nell’opera omonima di Händel nel 1715 e si esibì inoltre in vari pasticci, fino al 1717.
Charles Burney descrisse Nicola Grimaldi come «un grande cantante, e un ancor più grande attore», e Joseph Addison lo definì «il più grande interprete vivente di musica per le scene, o forse che sia mai apparso sul palcoscenico. I due ruoli che Händel scrisse per lui richiedono un’eccezionale agilità vocale e controllo del fiato».
Nella stagione del Carnevale del 1725, Nicola Grimaldi cantò a Venezia al Teatro San Cassiano nel dramma per musica Didone Abbandonata, libretto di Pietro Metastasio e musica di Tomaso Albinoni. Al suo fianco cantarono Marianna Benti Bulgarelli, chiamata La Romanina, e Domenico Gizzi, Virtuoso della Real Cappella di Napoli. Tra il 1727 e il 1730 cantò in Italia con Farinelli.
Non si ritirò mai dalle scene, ma quando nel 1731 fu scritturato a Napoli per la rappresentazione della prima opera di Giovanni Battista Pergolesi, Salustia, si ammalò e morì nel corso delle prove.
La serata musicale è stata concepita dalla Fondazione San Giuseppe dei Nudi come un tributo al Cavaliere Nicolino, perché portò a Napoli da Londra, salvandola dai “miscredenti”, il fulcro della collezione del complesso monumentale di San Giuseppe dei Nudi, l’antichissima reliquia rappresentata dal bastone in legno fiorito di San Giuseppe, oggetto di culto da quasi tre secoli e quintessenza apotropaica della fede cristiana e cattolica.
Il bastone fu trafugato da un convento dei Carmelitani nel Sussex, in Inghilterra, dove veniva esposto già nel XIII secolo. Di proprietà degli Hampden fino al XVIII secolo, la sua autenticità fu avallata da un episodio miracoloso, che vide salva in un rovinoso incendio la sola stanza in cui il bastone si trovava. Con atto notarile rogato a Londra fu donato a Nicola Grimaldi, che portò la reliquia a Napoli nel 1712. Fu esposta pubblicamente nella casa del cantore alla Riviera di Chiaia a partire dal 1714, dopo ricognizione e autorizzazione apostolica.
Il concorso di popolo era considerevole. Anche i membri della Famiglia del Viceré si recavano presso la casa di Grimaldi per venerare la reliquia. Tra musiche e grandi apparati scenografici allestiti in occasione della solennità di San Giuseppe il 19 marzo, quando la folla si accalcava per toccare l’oggetto di devozione, non pochi fedeli, al momento di baciare la mazzarella di San Giuseppe, staccavano dei frammenti per portarli a casa e venerarli come minuscole reliquie. Il cantante provvide allora a porre accanto al bastone un maggiordomo perché vegliasse su di esso. Le sollecitazioni del custode a non danneggiare la sacra reliquia, a non sfregarla, pronunciate con marcato accento veneto, diedero vita al colorito detto napoletano: “Non sfruculiare la mazzarella di San Giuseppe”.
La reliquia venne lasciata dal Cavaliere Nicolino in eredità al cognato, il compositore Nicola Fago, con l’incarico di esporla solennemente durante la festa del Santo. Questo evento ha sottolineato l’intreccio tra le vite di due illustri esponenti del mondo musicale napoletano del ‘700 e le dinamiche della fede nella Napoli barocca.
La reliquia, dopo varie vicissitudini, venne donata dagli eredi di Fago al Real Monte ed Arciconfraternita di San Giuseppe dell’Opera del Vestire i Nudi, realizzando così la volontà di Nicola Grimaldi di affidare alla Chiesa, in perpetua custodia, un bene così prezioso.
Il 17 gennaio del 1795, alla presenza del rappresentante del Re, il Principe di Scilla, con solenne processione e festa durata otto giorni, per volontà degli eredi della Famiglia Fago, il bastone fu trasferito definitivamente presso la chiesa di San Giuseppe dei Nudi. Il giorno di Natale e il 19 marzo, ricorrenza onomastica del santo protettore del sodalizio, il bastone veniva collocato nella mano sinistra di San Giuseppe, effigiato nel busto in cartapesta modellata argentata e dorata su base in legno intagliato di fattura tardo settecentesca (foto di copertina). Alla base del busto sono tuttora visibili i “graffi” procurati dalle mani dei fedeli adoranti quando esso veniva esposto al pubblico.
Ancora oggi il fascino esercitato da questa preziosa reliquia risponde a sollecitazioni complesse e articolate, che, pur mondate di derive folkloriche, permettono di conferirgli un forte potere di attrazione, perpetuato dalla memoria del sacro e del rituale.
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La Serata Musicale si è conclusa con un vin d’honneur nel giardino settecentesco del complesso di San Giuseppe dei Nudi, offerto dalla Fondazione, che ha rappresentato un’ulteriore occasione di convivialità e celebrazione, in un piacevole frammento di questa “Napoli ancora imprevista”, di fianco alla cappella magistrale di San Giuseppe dei Nudi. Si tratta d’un piccolo giardino che si raggiunge dalla sagrestia, un hortus conclusus dalle fattezze domestiche che vive nel retro dei palazzi di un quartiere. Uno spazio bello e utile, con un prato ben curato, alberi di varia specie e dimensioni, sedute e vasca d’acqua per frescura estiva.