Serata di convivialità fraterna della Delegazione di Napoli e Campania a Parco Margherita in Napoli

Sabato 15 giugno 2024 si è svolta una piacevole serata conviviale con cena della Delegazione di Napoli e Campania del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio. L’occasione è stata propizia per discutere anche della raccolta fondi per il restauro della Processione di San Gennaro, conservata in una cappella della Chiesa di Santa Maria di Montecalvario, dal 1923 retta dai Padri della Mercede, nel cuore dei Quartieri Spagnoli di Napoli. È l’opera pittorica più preziosa della Città di Napoli, oggi quasi dimenticata, nonostante rappresenti la più antica raffigurazione conosciuta della Processione delle Reliquie di San Gennaro. Si tratta di una lunga predella a olio su tela alla base di un polittico su tavola, di fine Cinquecento ad opera dell’artista veneto Giovanni Demio, originario di Schio (Vicenza) e attivo anche sul Viceregno spagnolo.
Foto di gruppo

È la volontà del Delegato per Napoli e Campania, Nob. Manuel de Goyzueta, Marchese di Toverena e di Trentinara, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, d’intesa con il Consiglio di Delegazione, di coinvolgere nella raccolta di fondi – su invito del Prof. Attilio Antonelli, Presidente dell’Associazione Arte Napoli e Archivi-AeneA [QUI] – la Deputazione della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro, nella persona del Vice Presidente, S.E. il Duca Don Riccardo Carafa d’Andria, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, e il Real Circolo Francesco II di Borbone, nella persona del Gr.Uff. Dott. Paolo Rivelli, Cavaliere de Jure Sanguinis.

L’idea è nata quando i tre illustrissimi Cavalieri Costantiniani si sono incontrati in occasione della presentazione del libro Carlos de Borbón. La edad heroica del monarca ilustrado (Carlo di Borbone. L’epoca eroica del monarca illuminato), opera collettiva a cura del Prof. Daniel Aznar, svoltasi martedì 11 giugno 2024 presso la prestigiosa Sala Conferenze del Palazzo Reale di Napoli, suscitando notevole interesse e partecipazione. [QUI].

La “Processione di San Gennaro”

Il dipinto Processione di San Gennaro, olio su tela databile attorno al 1570, narra lo svolgimento della Processione di San Gennaro. Ancora nel Cinquecento era l’unica processione del santo esistente ed è documentata fin dal Trecento. Solo dopo sono venute le altre due: quella del patrocinio il 16 dicembre, legata all’eruzione del Vesuvio del 1631, e quella del martirio il 19 settembre.

Processione 1930
La processione in onore di San Gennaro nel 1930 in via dei Tribunali angolo piazetta Pietrasanta con sulla destra scorcio dell’Istituto Diaz e dell’edificio angolo via Nilo (Archivio fotografico Troncone).

Siamo di fronte alla prima e unica raffigurazione conosciuta della annuale Processione delle Reliquie di San Gennaro (detta anche Processione dei Busti o Processione degli Inghirlandati) – processione universale per la Città, la dice Pietro De Stefano nel 1560 nella sua Descrittione dei luoghi sacri della Città di Napoli –  che si svolgeva il sabato precedente la prima domenica di maggio – e che ancora oggi si celebra – in ricordo del trasferimento delle Reliquie del santo dal territorio di Pozzuoli alle Catacombe di Capodimonte, denominate poi, per questo, di San Gennaro.

Si vedono – portati a spalla – i busti dei primi santi patroni di Napoli (Sant’Aspreno, San Severo, Sant’Agrippino, Sant’Eufemio, Sant’Atanasio, Sant’Aniello) convergere processionalmente da destra e da sinistra a gruppi di tre, verso il busto argenteo di San Gennaro, contenente la reliquia del cranio.

Il busto – eccezionalmente barbuto – è esposto su un altare eretto in un Sedile o Seggio cittadino. A fianco si vede avvicinarsi l’ampolla del sangue (una sola, non due come oggi) verso cui guarda il busto di San Gennaro. All’incontro delle due Reliquie avveniva la liquefazione. Partecipano o assistono alla solenne processione sacerdoti, diaconi, canonici, religiosi, dame, cavalieri e popolo.

La raccolta fondi pubblica è lanciata per restaurare la preziosissima tavola in precario stato di conservazione. Occorre un intervento conservativo in grado di garantirne il pieno stato di salute e una maggiore godibilità. Il progetto di recupero è stato avviato dall’Associazione AeneA – costituita da giovani storici dell’arte – affiancando il Parroco, dell’ordine dei Mercedari, da un secolo titolari della chiesa. Oltre al restauro della predella si rende necessario il restauro dell’intero polittico, la Madonna del Rosario e il Giudizio Universale, con pannelli raffiguranti il Paradiso, il Purgatorio e l’Inferno.

La predella è praticamente inedita perché è venuta alla luce di recente dopo un occultamento durato 250 anni. L’altare tardo barocco degli anni Trenta del Settecento l’aveva nascosta alla vista. Il terremoto dell’Irpinia del 1980 ha smosso i marmi e svelato la predella.

Il restauro deve servire per la piena valorizzazione del dipinto e della chiesa, fondata nel 1560 e affidata ai Francescani osservanti. Dalla confinante Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione e Purità di Maria de’ Nobili in Montecalvario, partiva, il Sabato Santo, la celebre Processione del Battaglino, celebratissima nel Seicento e nel Settecento.

La serata conviviale

Nel bellissimo giardino del Villino Masselli, a via del Parco Margherita in Napoli, su invito del neo Consigliere di Delegazione di Napoli e Campania dell’Ordine Costantiniano, Antonio Masselli, Cavaliere de Jure Sanguinis, Responsabile delle Pubbliche Relazioni, gli ospiti hanno potuto apprezzare non solo l’eleganza del luogo e la storia della Famiglia Masselli, in particolare dell’On. Gr.Uff. Dott. Antonio Masselli – il nonno del padrone di casa – ma anche la bontà dei piatti cucinati dalla moglie Ornella con l’aiuto della figlia Marilù.

Oltre al Cav. Antonio Masselli, che ha organizzato splendidamente la bellissima serata insieme alla moglie Ornella e la figlia Marilù, hanno presenziato il Delegato per Napoli e Campania, Nob. Manuel de Goyzueta, dei Marchesi di Toverena e di Trentinara, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, accompagnato dalla consorte; il Segretario Generale, Nob. Ing. Patrizio Romano Giangreco, Cavaliere de Jure Sanguinis; il Responsabile della Comunicazione, Prof. Antonio de Stefano, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento; i Cavalieri de Jure Sanguinis, Conte Pepito Majo-Orsini, accompagnato dalla consorte e Nob. Dott. Giancarlo Parente Zamparelli; i Cavalieri di Merito con Placca d’Argento, Ettore Corrado Araimo e Dott. Aldo Marotta; i Cavalieri di Merito, Dott. Maurizio Bava, Arch. Carlo Iavazzo e Dott. Valerio Massimo Miletti; i Cavalieri d’Ufficio, Dott. Antonino Giunta e Luigi Scarano. Della Real Commissione per l’Italia era presente il Responsabile della Comunicazione, Comm. Vik van Brantegen, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento.

Nel corso della serata, particolarmente toccanti sono state le parole di ringraziamento del Cav. Antonio Masselli per la sua recente nomina a Consigliere di Delegazione, con la delega alle Pubbliche Relazioni. Il neo Consigliere ha espresso profonda gratitudine e ha sottolineato l’importanza del ruolo che gli è stato affidato, impegnandosi a promuovere i valori e le attività del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.

La serata si è conclusa con un brindisi, durante il quale gli ospiti si sono scambiati gli auguri di un reciproco futuro ricco di soddisfazioni e successi nelle attività, con l’auspicio di nuovi momenti di condivisione e convivialità nell’ambito della Sacra Milizia.

Questo incontro serale ha rafforzato ulteriormente i legami di amicizia e collaborazione tra i Consiglieri e i Membri della Delegazione, testimoniando lo spirito fraterno che caratterizza il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.

Antonio Masselli

L’On. Gr.Uff. Dott. Antonio Masselli (1865-1944), nonno del neo Consigliere di Delegazione che ne porta con orgoglio il nome, nacque a Cerignola, da cui discende la sua famiglia, ma è San Severo che trova il suo appoggio filiale ed apostolo sociale. Nobile figura di gentiluomo e mecenate, ricordato con alto senso di venerazione in tutta la provincia di Foggia e in tutta la Puglia, per la sua attività operosa, letterariamente ed amministrativamente, e l’inalterabile sorriso bonario, che era il riflesso della sua bella anima che non concepì il male, e lo sguardo sempre sereno e quasi carezzevole.

Antonio Masselli si accattivò l’animo di chi aveva la fortuna di avvicinarlo per la prima volta e di sondarne il sentimento. Giammai dalla sua bocca uscì una parola scortese, ma sempre risuonante di preziosi consigli, di saggi indirizzi, senza saccenteria o pedanteria, ma con freschezza di immagini e con semplicità di dialettica.

La giovinezza di questo benemerito della società non è stata che un continuo ascendere verso un alto ideale: il dovere ed il lavoro, nonostante che il suo censo escludesse il bisogno di tanta abnegazione. Nato col sublime istinto di una missione del sacerdozio sociale, ha disdegnato di seguire l’esempio di tanti favoriti della sorte, e fin dalla fanciullezza si è dato allo studio con vero slancio e passione, emergendo in tutte le discipline. Nell’età in cui si era già formato un complesso patrimonio culturale, frequentando i corsi dei migliori Istituti privati, in Napoli che aveva eletto per dimora e che amò come la sua seconda patria, si dedicò allo studio della medicina, con vero intelletto d’amore, rendendosi prezioso all’umanità sofferente, a solo scopo di salvezza, in un apostolato degno di essere preso a modello.

E l’apostolato ebbe la sua aureola nell’istituzione che fece di un dispensario nella sua San Severo. Prestando gratuitamente la sua opera, profondendo le sue dotte cure e risollevando, con aiuti finanziari, molte miserie, il suo nome era profferito lì con venerazione. Resosi cosi il benemerito dei suoi concittadini, Antonio Masselli, che non conosce vanità ed orgoglio, ma che quando compie le sue quotidiane opere benefiche le tace per nobile modestia e per sublime istinto, fu eletto, con largo suffragio, Consigliere comunale e poi Sindaco per ben quattro anni. Ancora una volta si merita un plauso plebiscitario per avere attuato un vasto programma, in cui primeggiava la necessità di opere igieniche. Poi, avvenne l’elezione plebiscitaria a Consigliere provinciale e poi a Vice Presidente del Consiglio provinciale di Capitanata, prestando un’opera solerte ed illuminata.

Di prodigiosa attività, ha collaborato efficacemente per l’istituzione in San Severo di un Sottocomitato della Croce Rossa, che presiede per vari anni, provvedendo con sottoscrizioni e propria elargizione all’acquisto di un ospedale da campo.

Sebbene modesto ed alieno dall’accettare cariche pubbliche e nonostante il suo significativo trinceramento, pressato da autorità, da amici, da quasi tutti i suoi concittadini appartenenti alle diverse classi sociali, Dott. Masselli accettò a malincuore la candidatura a Deputato che gli si offriva come premio al suo alto merito, nella collettiva fiducia che gli interessi del Paese sarebbero da lui salvaguardati con fierezza e dignità. Per tutta la XXII Legislatura il neo Deputato dette prova di sagacia sottilissima, non interessandosi che del pubblico bene, s’ imponeva con l’incisiva parola moderatrice nei dissensi partigiani.

Del regime monarchico fu un esaltatore, senza brigarsi di settarie camerille, procedendo sempre diritto e a fronte alta verso la meta dei suoi nobili ideali politici e sociali. Per merito di ciò, il Governo gli conferì la nomina di Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia e poi la Commenda.

La graziosa e colta San Severo deve andare orgogliosa di avere dei figli di cui il Dott. Antonio Masselli è il modello. Dalla Napoli dove resiede, il suo pensiero è sempre rivolto verso la terra dei suoi natali. Ed è proprio a San Severo, che il grande filantropico ha costruito il maestoso e famoso ospedale sul terreno di proprietà Masselli, ad esclusive spese della sua famiglia e che figura come uno dei più imponenti che vi siano in Italia, intitolandosi alla sua grande ava paterna, la Nobildonna Teresa Masselli-Mascia, che ne fu l’ispiratrice.

Fu inaugurato nel primo anno della Prima Guerra Mondiale, domenica 11 luglio 1915, e messo interamente a disposizione del Governo, per il ricovero e la cura degli ammalati e feriti di guerra, sotto la sua paterna e costante sorveglianza. Sacerdozio ed apostolato sociale di cui ancora il Governo gli è stato grato, conferendogli l’ambitissima onorificenza di Grande Ufficiale della Corona d’Italia. Donò alla Città di San Severo l’ospedale nato dall’amore e dalla dedizione al Bene Comune di una famiglia che ha amato veramente la Città, che ha ricordato il suo operato intitolandogli una strada, non lontano dall’ospedale stesso.

Nell’invito distribuito dal Sindaco di San Severo, Avv. Ernesto Mandez si legge: «La Famiglia Masselli ha costruito a proprie spese un moderno, vasto e sontuoso ospedale per donarlo alla nostra città. Il municipio di San Severo, in questo periodo in cui da ogni dove partono slanci di fervida assistenza per i figli d’Italia che versano il loro sangue generoso, ha voluto che il bellissimo stabilimento non restasse abbandonato. E però – presi gli accordi con l’On. Dott. Antonio Masselli che dell’ospedale è stato l’anima, e con la locale Congregazione di Carità, che ne ha assunto la direzione e l’amministrazione trasportando l’antico ospedale civile nei nuovi splendidi locali – il Municipio ha provveduto all’impianto di altri cento letti che sono stati messi a disposizione dell’Autorità Militare perché possa ricoverarvi, over ve ne sia bisogno, soldati feriti ed ammalati in guerra, possibilmente della nostra provincia».

L’On. Dott. Antonio Masselli ricevette il 18 aprile 1931 un Diploma di benemerenza, a firma del Gran Priore titolare della Badia di Sant’Antonio Abate del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, Mons. Giovanni de Sangro, dei Duchi di Casacalenda, Principe di Chiusano, conferitogli «per l’alto contributo ed interessamento in pro dell’Ordine per il restauro della Chiesa Abadiale di S. Antonio Abate sotto la protezione di S.A.R. Alfonso di Borbone, Conte di Caserta».

La chiesa di Sant’Antonio Abate – che fu un’antica commenda Costantiniana, in via Foria a Napoli, all’inizio del borgo omonimo di Napoli, vicina a piazza Carol III – è stata riaperta recentemente, dopo diversi anni di restauro degli interni, con la facciata tornata al suo antico splendore grazie ai fondi europei. Molto probabilmente il complesso originario risaliva alla fine del XIII secolo, ma fu ampliato e in alcune parti ricostruito nell’ambito di un vasto programma di edilizia religiosa e assistenziale voluto nel 1370 dalla Regina Giovanna I. Il complesso era costituito dalla chiesa, dall’ospedale e dal convento, ed era tenuto dai Monaci Ospedalieri Antoniani, i quali preparavano la sacra tintura che veniva usata per curare l’herpes zoster. A partire dal XVII secolo il fenomeno dell’accorpamento degli ospedali gestiti dai vari Ordini e il miglioramento delle condizioni igieniche in Europa (che portarono alla scomparsa delle grandi epidemie che avevano flagellato il vecchio continente nei secoli precedenti), fecero venir meno la stessa ragione d’esistere degli Antoniani, sempre più divisi da dispute e conflittualità interne. Così nel 1774, due anni prima della soppressione dell’Ordine, venne decisa dal Capitolo Generale degli Antoniani l’unione con l’Ordine di Malta, che si prefiggeva anch’esso, fra i suoi scopi, l’assistenza e la cura dei pellegrini. Il 17 dicembre 1776 Papa Pio VI con la bolla Rerum humanarum conditio sancì definitivamente l’abolizione dell’Ordine Antoniano i cui beni passarono in gran parte al Sovrano Militare Ordine di Malta e, nel Regno di Napoli, al Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.

L’alto censo non è stato mai l’ideale dell’illustre medico Antonio Masselli, ma lo studio, il sapere ed il dovere sociale, ha vagheggiato che, come Lui, anche la sua prole avesse avuto un indirizzo di meriti personali anche avendo dei figli in grado di essergli giovevoli nel disbrigo dell’Amministrazione dei vistosi beni, egli vi si dedica con encomiabile assiduità, perché le sue ore avessero uno scopo utile, e di rado si permette delle divagazioni, anche per il fatto che nei ritagli di tempo trova assai confortevole dedicarsi alla poesia.

Antonio Masselli non è stato soltanto un illustre scienziato e uomo politico di alta levatura morale. Egli amò l’arte e la letteratura, a cui si dedicava con vera passione travolgente. La letteratura lo affascinava, ed in essa è coltissimo. Poeta di squisito sentire e d’ispirazione alata, parecchie erano le sue pubblicazioni e tutte celebrate. Ogni libro era un indirizzo, una sana personificazione. La sua Fede era illuminata dal sacro e eterno trinomio: Famiglia, Patria, Dio. Le sue opere non conoscevano altro scopo che l’amore fecondo, verso quei tre santi ideali. Il suo sapere, le sue energie, il suo cuore, non si orientano che verso quella felice costellazione di bene.

(Dati biografici tratti dalla prefazione di P. Pio Ciuti, dell’Accademia di Storia Internazionale di Parigi, al volume Gr. Uff. Dottor Antonio Masselli di M. del Balzo, dei Duchi di Presenzano, della serie I benemeriti del Mezzogiorno, nella Collana Biografiche dei Benemeriti della Patri)

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