Il pellegrinaggio della Delegazione Tuscia e Sabina alla basilica di Santa Maria della Quercia

Domenica 5 dicembre, la Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano ha effettuato un devoto pellegrinaggio alla basilica di Santa Maria della Quercia in Viterbo, guidata dal Delegato, il Nob. Avv. Roberto Saccarello, Cavaliere Gran Croce de Jure Sanguinis con Placca d'Oro. La Madonna della Quercia è dal 1467 la celeste custode della Città di Viterbo. Nel 1986 fu proclamata da Papa Giovanni Paolo II principale patrona della nuova Diocesi di Viterbo, formata dall’unificazione di quelle di Viterbo, Tuscania, Montefiascone, Acquapendente e Bagnoregio. Dopo la celebrazione della Santa Messa, in ossequio all’attività caritativa della Delegazione, in occasione della solennità dell'Epifania del Signore, i Confratelli e i Volontari Costantiniani hanno consegnato presso l'antico convento dei Domenicani attiguo alla basilica dei pacchi con generi alimentari, che sono stati raccolti nel Tempo di Avvento, destinati alle famiglie bisognose.
Foto di gruppo

La solenne Celebrazione Eucaristica è stata presieduta alle ore 10.30 dal Parroco e Rettore del santuario dedicato a Santa Maria della Quercia, Mons. Massimiliano Balsi, Cappellano con Merito con Placca d’Argento. Nella sua omelia ha ricordato: «L’evento dell’Incarnazione del Verbo è la rivelazione perfetta e insuperabile del mistero di Dio. È nella “storia del Verbo” infatti che l’uomo può vedere la gloria di Dio e così la vita eterna è già donata all’uomo, mentre ancora vive nel tempo. Il disegno misterioso di Dio sull’umanità ora è pienamente svelato: a chi accoglie il Verbo fatto carne viene donato il potere di diventare figlio di Dio. L’uomo è chiamato a divenire partecipe della stessa filiazione divina del Verbo: ad essere nel Verbo Incarnato figlio del Padre. E il Padre genera nel Verbo Incarnato anche ogni uomo e in lui vede e ama ogni persona umana. È la suprema rivelazione della dignità di ogni persona umana, della singolare preziosità di ogni uomo».

Al termine del Sacro Rito, i Cavalieri Costantiniani si sono riuniti nel coro della basilica per recitare la Preghiera del Cavaliere Costantiniano e per ricordare anche i Confratelli e le Consorelle ritornati alla Casa del Padre nel corso del 2024. Hanno inoltre sostato per una breve meditazione davanti all’artistico presepe, sovrastato dalla riproduzione della Porta Santa della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano.

Successivamente, i Confratelli e i Volontari Costantiniani si sono trasferiti nell’antico convento dei Domenicani attiguo alla basilica, dove sono stati raccolti nel Tempo di Avvento dei generi alimentari da destinare alle famiglie bisognose in occasione della solennità dell’Epifania del Signore. Su invito del Delegato, i doni per i fratelli meno fortunati sono stati benedetti dal Vescovo Emerito di Viterbo, Mons. Lino Fumagalli, Cappellano Gran Croce di Merito, che ha espresso il suo vivo ringraziamento alla Delegazione per le attività caritative espletate nell’ambito della Diocesi.

Il Santuario della Madonna della Quercia

La Basilica di Santa Maria della Quercia, a circa due chilometri dal centro di Viterbo, sulla strada per Bagnaia, è il Santuario più importante della Provincia di Viterbo e uno dei più spettacolari e storicamente significativi. Venne eretto a partire dal 1467 nei pressi della località in cui era stata collocata secondo la tradizione l’icona della Vergine Maria con un bambino tra le braccia.

L’immagine fu posta su una quercia in campagna e divenne motivo di venerazione. Nel 1467, invocata dai Viterbesi, la Madonna della Quercia liberò e salvò la Città dalla terribile epidemia di peste che nei mesi di luglio e di agosto flagellava tutto l’Alto Lazio. Moltissime persone furono colpite dal tremendo morbo. Nel mese di agosto, all’improvviso come chiamata da una voce misteriosa, una moltitudine di persone accorse intorno alla quercia con il dipinto della Madonna. In seguito arrivarono migliaia di persone proveniente da tutti i paesi della Tuscia. La peste alla fine cessò per il prodigioso intervento della Vergine. Il Popolo decise allora di fare una solenne processione di ringraziamento e i Priori di Viterbo ne chiesero il permesso al Vescovo Pietro, che autorizzò anche il culto alla Vergine ormai da tutti invocata come “Madonna della Quercia”. La prima processione del “Patto d’amore” fu fatta il 20 settembre del 1467 e rinnovata lungo i secoli fino ai nostri giorni. Come avviene dal XV secolo, la Città dei Papi continua a rivolgersi con fervore alla Madre di Dio per chiedere la sua celeste protezione.

La popolazione eresse a devozione una capanna di legno che circondava la quercia. Poi, fu eretto un altare e una cappella voluta da Papa Paolo II. La cappella era inizialmente affiliata all’ordine dei Gesuati, ordine toscano attivo nell’assistenza ai pellegrini. I Francescani nel giro di pochi anni sostituirono i Gesuati e commissionarono la chiesa più grande. Fu costruita in stile rinascimentale tra il 1470 e il 1525. L’8 aprile 1578 fu consacrata dal Cardinale Francesco de Gambara, che vi è sepolto. Il santuario acquisì molti mecenati, compresi i Papi. Nel 1867 Pio IX elevò la chiesa a basilica minore.

La basilica presenta una facciata semplice, realizzata con pietra rustica, su cui si aprono tre portali d’ingresso sormontati da lunette in terracotta raffiguranti la Madonna, Santi e Angeli, opera di Andrea Della Robbia (1504–1508). L’alta torre campanaria è situata a destra del santuario, isolata rispetto alla facciata. Opera di Ambrogio da Milano, ha tre ordini di colonne.

L’interno della chiesa è un capolavoro di armonie del Rinascimento, diviso a tre navate da due file di colonne reggenti ampie arcate a tutto sesto. Nella navata centrale il bellissimo soffitto a lacunari, realizzato da Giovanni di Pietro detto Pazera su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane, raffiguranti i simboli della Madonna, il Leone simbolo di Viterbo, lo stemma di Papa Paolo III e i gigli della famiglia Farnese, aggiunti nel 1536, quando il Papa a proprie spese fece realizzare la sfarzosa doratura. La controfacciata presenta un affresco raffigurante il Miracolo del Sacerdote di Canapina di Angelo Pucciati  (1636). Le pareti delle cappelle presentano affreschi sei-settecenteschi staccati da chiese vicine soppresse o distrutte.

Al centro del presbiterio troneggia l’edicola marmorea di Andrea Bregno (1490), che racchiude la quercia e la tegola miracolosa. Intorno furono completati i dipinti di Michele Tosini, nipote di Domenico Ghirlandaio. Oltre il tabernacolo si apre un grandioso coro, intarsiato da Francesco di Domenico di Zanobi del Tasso e Giuliano di Giovanni detto il Pollastra, ora ridotto ai due terzi della sua primitiva lunghezza.

Il complesso è arricchito da due chiostri, uno del XV e l’altro del XVI secolo.

file-495.png Santino della miracolosa immagine di Maria Santissima della Quercia che si venera nella chiesa dei Padri Domenicani presso Viterbo, 1890 circa (Archivio Mauro Galeotti).

Scriveva lo storico Mortier nei primi del ‘900: «La Madonna della Quercia è il tesoro della città di Viterbo, ed a lei appartiene non solo per diritto di proprietà territoriale, ma, e più ancora, per la intensa devozione che le è stata incessantemente tributata da secoli, cosa che costituisce un diritto di ben d’altra guisa inalienabile: il diritto del cuore». Questo ”diritto del cuore” la Madonna della Quercia l’ha conquistato nel corso dei secoli, mantenendo sempre un posto caro e davvero speciale nell’anima dei Viterbesi (e non solo).

La storia del miracoloso dipinto della Madonna della Quercia è straordinaria. Esso venne commissionato nel 1417 per personale devozione da Mastro Battista Ruzzante al pittore Maestro Monetto, per porlo a protezione dei fedeli su una quercia. Lo incaricò di dipingere l’immagine della Vergine Maria con il Bambino su di una tegola piana. La tradizione tramanda, come riferisce lo storico Niccolò della Tuccia, che mentre il pittore stava lavorando al dipinto si addormentò e nel sogno vide gli angeli che completavano l’opera, disegnando e colorando il volto e gli occhi della Madonna. Al suo risveglio scoprì il dipinto completato e perfetto tanto da attribuirlo con certezza a mano angelica.

Preghiera alla Madonna della Quercia

Vergine Santa, Madonna della Quercia, Patrona della Diocesi di Viterbo, raccolti in questo santuario a Te consacrato, Ti rivolgiamo una supplice e confidente preghiera: vigila sul Successore di Pietro e sulla Chiesa affidata alle sue cure; vigila su questa comunità diocesana e sui suoi pastori, sull’Italia, sull’Europa e sugli altri continenti.
Regina della pace, ottieni il dono della concordia e della pace per i popoli e per l’intera umanità.
Vergine obbediente, Madre di Cristo, che, con il tuo docile “si” all’annuncio dell’Angelo, sei diventata Madre dell’Onnipotente, aiuta tutti i tuoi figli ad assecondare i disegni che il Padre celeste ha su ciascuno, per cooperare all’universale progetto di redenzione, che Cristo ha compiuto morendo sulla croce.
Vergine di Nazareth, Regina della famiglia, rendi le nostre famiglie cristiane fucine di vita evangelica, arricchite dal dono di molte vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata.
Mantieni salda l’unità delle nostre famiglie, oggi tanto minacciata da ogni parte, e rendile focolari di serenità e di concordia, dove il dialogo paziente dissipi le difficoltà e i contrasti.
Veglia soprattutto su quelle divise e in crisi, Madre di perdono e di riconciliazione.
Vergine Immacolata, Madre della Chiesa, alimenta l’entusiasmo di tutte le componenti della nostra Diocesi: delle parrocchie e dei gruppi ecclesiali, delle associazioni e delle nuove forme di impegno apostolico che il Signore va suscitando con il suo Santo Spirito; rendi ferma e decisa la volontà di quanti il Padrone della messe continua a chiamare come operai nella sua vigna, perché, resistendo a ogni lusinga ed insidia mondana, perseverino generosamente nel seguire il cammino intrapreso, e, con il tuo materno soccorso, diventino testimoni di Cristo attratti dal fulgore del suo Amore, sorgente di gioia.
Vergine Clemente, Madre dell’umanità, volgi il tuo sguardo sugli uomini e le donne del nostro tempo, sui popoli e i loro governanti, sulle nazioni e i continenti; consola chi piange, chi soffre, chi pena per l’umana ingiustizia, sostieni chi vacilla sotto il peso della fatica e guarda al futuro senza speranza; incoraggia chi lavora per costruire un mondo migliore dove trionfi la giustizia e regni la fraternità, dove cessino l’egoismo e l’odio, e la violenza.
Ogni forma e manifestazione di violenza sia vinta dalla forza pacificatrice di Cristo!
Vergine dell’ascolto, Stella della speranza, Madre della Misericordia, sorgente attraverso la quale è venuto nel mondo Gesù, nostra vita e nostra gioia, noi Ti ringraziamo e Ti rinnoviamo l’offerta della vita, certi che non ci abbandoni mai, specialmente nei momenti bui e difficili dell’esistenza.
Accompagnaci sempre: ora e nell’ora della nostra morte.
Amen!
Papa Benedetto XVI
Viterbo, 6 settembre 2009

La storia della Madonna della Quercia

“Al nome sia de Iddio et della Gloriosissima Vergine Maria protettrice di questa casa e di tutti i Santi della Celestial Corte”. Inizia così un libro di memorie scritte nell’anno 1576 da Fra’ Vittorio d’Arezzo, sacrestano maggiore del convento di Santa Maria della Quercia e con questa invocazione comincia questa storia, che vuole essere testimonianza della fede di tanti uomini e dell’aiuto che la Madre Celeste offre ai figli devoti, quali essi siano, ricchi o poveri, sapienti od ignoranti, Papi o Imperatori. La Madonna, come tutte le mamme, non fa discriminazione tra figli e il suo aiuto è per tutti.

Continuiamo a leggere ciò che scrive Fra’ Vittorio: “Dapprima ricordo come questo nostro luogo dove è ora la Chiesa et convento si chiamava il Campo Gratiano et era luogo incolto, et boscareccio. In quel tempo si trovava a Viterbo uno certo Mastro Battista Magnano Iuzzante molto timorato de Iddio et devoto della gloriosa Vergine Maria, il quale l’anno 1417 fece dipingere in un tegolo, di quelli che si cuoprono i tetti, una immagine della gloriosissima Vergine Maria con il suo figlio in collo, a un certo pittore detto per nome suo proprio Monetto”.

Mastro Battista posò la tegola su di una quercia che stava ai bordi di una sua vigna, vicino alla strada che conduceva a Bagnaia e lungo la quale spesso i ladroni attendevano i viandanti. E lì rimase per circa 50 anni in incognito; solamente alcune donne che le passavano davanti si fermavano per dire qualche orazione e per ammirare la bellezza di un tabernacolo naturale che una vite selvatica, abbracciata alla quercia, aveva fatto.

Durante questo periodo un eremita senese, Pier Domenico Alberti, il cui romitaggio era ai piedi della Palanzana, andava in giro per le campagne e le cittadine dei dintorni di Viterbo, dicendo: “Tra Viterbo e Bagnaia c’è un tesoro”. Molta gente, spinta dall’avidità, iniziò a scavare ma, non trovando nulla, chiese spiegazioni all’eremita. Egli allora portò costoro sotto la quercia prescelta dalla Vergine ed indicò il vero tesoro: “La Madonna “. Narrò anche come un giorno per arricchire il suo romitorio si fosse deciso a portare via la sacra immagine e come quella fosse ritornata sulla quercia. Questa era la ragione per cui annunciava la presenza di un tesoro in quel luogo.

Una delle donne che spesso passavano davanti alla quercia si chiamava Bartolomea e ad ogni passaggio si fermava a pregare la Vergine. Un giorno decise di prendere la tegola ed di portarsela a casa. Dopo aver detto le orazioni della sera, Bartolomea andò a letto ma, svegliatasi, la mattina non trovò più la sacra icona. Pensò che i familiari l’avessero posta altrove, ma, non sentendo parlare nessuno dell’argomento, corse alla quercia e vide ciò che già aveva intuito: la tegola era ritornata miracolosamente al suo posto. Dopo non molto tempo ritentò il furto, ma sempre la sacra immagine tornò sull’albero. Bartolomea però non disse niente per non essere presa per pazza.

Nel 1467, durante il mese di agosto, tutta l’Etruria Meridionale fu colpita dal più grande flagello di quei tempi: la peste. In ogni luogo vi erano morti; nelle strade deserte solo pianti e lamenti. Molti si ricordarono dell’Immagine dipinta sull’umile tegola e come spinti da una forza inspiegabile accorsero sotto la quercia. Niccolò della Tuccia, storico viterbese, presente al fatto essendo uno dei Priori della città, dice che in uno stesso giorno 30.000 persone erano in Campo Graziano ad invocare pietà.

Pochi giorni dopo, la peste cessò ed allora ritornarono in 40.000 a ringraziare la Vergine ed erano abitanti di Viterbo, con a capo il loro Vescovo Pietro Gennari, di “Toschanella, Caprarola, Carbognano, Bassano, Soriano, Civitella, Bagnaia, Buomarzo, Vetralla, Luprano, Chanapina, Montefiascone, Vitorchiano, Ronciglione, et molti altri circumvicini”, dice Fra’ Vittorio.

Nei primi giorni di settembre di quello stesso anno accadde un altro fatto straordinario. Un cavaliere viterbese aveva molti nemici e un giorno fu sorpreso da essi fuori delle mura di Viterbo, solo e disarmato. Non sapendo come fronteggiare quel pericolo si diede alla fuga in mezzo ai boschi. Stanco e disperato sentiva le grida dei nemici sempre più vicine. Alla fine fu vinto dalla stanchezza e scorgendo sopra la quercia la sacra immagine di Maria si gettò ai suoi piedi ed abbracciando con gran fede il tronco dell’albero mise la vita nelle mani della Madre Celeste.

I nemici arrivati sotto la quercia si stupirono di non vederlo più e si misero a cercarlo dietro ad ogni albero, ad ogni cespuglio e lo sfiorarono ripetutamente senza più vederlo in quanto era sparito ai loro occhi. Non riuscendo a trovarlo, dopo molto tempo, se ne andarono. Allora il cavaliere, dopo aver ringraziato la Madonna, ritornò a Viterbo ed a tutti raccontò quanto successo. Bartolomea lo sentì, ed incoraggiata da quelle parole, descrisse i miracoli di cui era stata protagonista. Ed andavano dicendo a tutti quanto era loro successo con così grande entusiasmo e fede che la devozione alla Madonna della Quercia si allargò a macchia d’olio e moltissime persone, provenienti dalle località più diverse d’Italia, continuarono ad accorrere ai piedi della quercia ed a raccomandarsi alla Vergine. Molte furono le offerte per cui si decise di costruire un altare (1467) ed una cappellina di tavole e successivamente, dopo che da Papa Paolo Il venne l’autorizzazione, di costruire una piccola chiesa (22 ottobre 1467).

In un primo tempo la custodia della piccola cappella fu affidata ai frati Gesuati che, non potendo amministrare i sacramenti, perché ordine religioso laico, fondato dal Beato Colombini di Siena, avevano l’incarico di aiutare i pellegrini e di raccogliere le offerte. E le offerte continuavano ad affluire con la moltitudine della gente e perciò, dopo che i frati dell’ordine dei Predicatori sostituirono i Gesuati (1469), si decise di costruire una grande chiesa che via via, anche per l’incremento che diedero ai lavori ed alla devozione alla Madonna i frati della Congregazione di San Marco, discepoli del Savonarola, arrivati alla Quercia nel 1496, tutto il complesso raggiunse lo splendore attuale.

Nel 1577, il giorno 8 aprile, ormai completata, la chiesa venne solennemente consacrata dal Cardinale Francesco de Gambara, in onore “Nativitatis beatissimae et gloriosissimae Virginis Mariae”. Il cardinale, gran devoto della Vergine della Quercia, volle essere sepolto ai piedi dell’altare della Madonna.

Molti furono i Papi devoti dell’Immagine dipinta su tegola .Paolo II, Sisto IV, Innocenzo VIII, Alessandro VI, Giulio II, Leone X, Clemente VII, Paolo III, Giulio III, Paolo IV, Pio IV, San Pio V (che alla protezione della Madonna della Quercia aveva affidato l’armata Cristiana che sconfisse a Lepanto i Turchi), Gregorio XIII, Sisto V, Clemente VIII, Paolo V, Urbano VIII, Innocenzo X, Beato Innocenzo XI, Innocenzo XII, Clemente XI, Benedetto XIII, Clemente XIV, Pio VI (per il riscatto del quale tutto il tesoro della basilica viterbese fu consegnato a Napoleone), Gregorio XVI, Pio IX, Leone XIII.

Molti i santi e beati devoti della Vergine Santissima della Quercia: Filippo Neri, Carlo Borromeo, Paolo della Croce, Ignazio di Lojola, Giacinta Marescotti, Lucia Filippini, Rosa Venerini, Lucia da Narni, Colomba da Rieti, Camillo de Lellis, Domenko della Madre di Dio, Crispino da Viterbo, Massimiliano Kolbe, Vincenzo M. Strambi, José Maria Escrivà, Lorenzo Salvi ed altri.

Fra le notizie della storia del santuario, non possiamo dimenticare la grande rovina che i Lanzichenecchi, sterminati poi da una grandinata eccezionale alle pendici del Monte Sant’Angelo nei pressi di Bagnaia, procurarono al santuario nel 1527-28.

Altre volte il complesso monumentale subì l’oltraggio della guerra: agli inizi del 1800 da parte dei soldati francesi al seguito di Napoleone e da parte dei garibaldini nel 1867.

Un altro triste episodio fu il furto, perpetrato la sera di Natale del 1700, che fruttò ai ladri un ingente bottino. Infatti tutti gli ori e gli argenti presenti nella chiesa furono rubati e la tegola della Vergine venne ripulita da tutte le pietre preziose che i fedeli avevano donato. In riparazione fu celebrata poi una cerimonia, durante la quale si incoronò la Madonna (1706).

La devozione della Madonna della Quercia ebbe una più grande risonanza ed arrivò anche in lontane regioni d’Europa. Infatti ad Ascona in Svizzera si venera un quadro della Vergine della Quercia dipinto, si dice, da Fra’ Paolino da Pistoia, che i frati Domenicani portarono da Viterbo nel 1550. In Francia, a Nancy, Padre Enrico Lacordaire portò, nel 1843, un quadro, opera del pittore Pierre Giacinto Besson, raffigurante la Vergine della Quercia che divenne la protettrice dell’Ordine Domenicano in Francia. Dalla Polonia il Nunzio Apostolico Claudio Rangono mandò, in devozione alla Madonna della Quercia, nel 1607, delle reliquie di San Stanislao, San Alberto e di San Giacinto, quest’ultimo sepolto a Cracovia.

I Domenicani, dopo che il santuario fu fatto parrocchia (1920), se ne andarono nel 1933. Nel 1936 fu nominato parroco Mons. Sante Bagnaia, al cui amore ed impegno si deve la ristrutturazione ed il restauro del tempio.

C’è rimasto da raccontare un ultimo fatto che dimostra come anche ai nostri giorni la Vergine protegga i suoi devoti. Il 20 gennaio 1944, durante il bombardamento di Viterbo, una squadriglia di 12 bombardieri si diresse verso la Quercia; ma all’improvviso giunto all’altezza del paese inspiegabilmente virò a destra e le bombe gettate fecero corona al paese non distruggendo niente al di fuori dell’asilo che proprio quel giorno era vuoto. I resti delle bombe, 3 grossi spezzoni, si conservano dietro l’altare della Madonna.

Ancora oggi, la devozione verso la Vergine Santissima della Quercia è molto sentita. Ogni anno, la seconda domenica di settembre, giorno in cui si commemorano i “benefici dalla Sacra Immagine della Beata Vergine della Quercia”, numerose città e paesi, con le loro confraternite, partecipano alla processione di ringraziamento, chiamata del “Patto d’Amore” e il Sindaco di Viterbo, a nome di tutti i partecipanti , rinnova la consacrazione antica, fatta da tutto l’Alto Lazio nel lontano 1467.

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