La Santa Messa prenatalizia della Delegazione della Sicilia Occidentale è stata celebrata presso la chiesa di Santa Maria in Valverde in piazza Cavalieri di Malta, che dista appena trecento metri dalla chiesa di riferimento della Delegazione, San Giorgio dei Genovesi, presieduta da Mons. Giuseppe Bucaro, Cappellano di Merito, Direttore dell’Ufficio dei Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Palermo, Parroco di S. Mamiliano Vescovo e Martire, Rettore di S. Caterina d’Alessandria.







Nella sua omelia, Mons. Bucalo innanzitutto ha ringraziato i Cavalieri, le Dame, i Postulanti e loro congiunti per la loro partecipazione. Proseguendo, ha detto in sintesi: «Il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio oggi si dedica a promuovere azioni spirituali, culturali, umanitarie e socio-caritative in conformità con i principi Cristiani, grazie alla proficua attività dei suoi Cavalieri. È quindi necessario un nuovo sguardo e un cuore nuovo per riconoscere i cammini di Dio e per rispondere con generosità e allegria alla chiamata esigente dei suoi inviati. Non tutti sono disposti a capirlo e, ancor meno, a viverlo. Abbiamo bisogno di scoprire l’intenso amore che guida i disegni di Dio verso di noi e, se siamo conseguenti con la fede e la morale che Gesù ci svela, non ci devono sorprendere le ostilità, le diffamazioni e le persecuzioni come quelle subite da San Giorgio Protomartire, vissuto nella prima parte della sua vita terrena come Cavaliere combattente, “resuscitato” poi per guarire le persone e per aiutare i più deboli».

A margine del Sacro Rito, il Delegato, Nob. Prof. Salvatore Bordonali, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, nel suo intervento ha sottolineato:
«Innanzitutto un grazie a Mons. Giuseppe Bucaro, che ci ospita con le nostre insegne in quest’antica chiesa dedicata alla Madonna, e per la bella omelia.
Gli auguri di Natale vedono una Delegazione che cresce e che è sempre più attiva. Tale circostanza ci riporta all’idea della natività e a sua volta a quella della famiglia, la comunità naturale che fa da base e fondamento di tutte le altre. Grazie d’essere intervenuti numerosi da Palermo, Agrigento, Caltanissetta e Trapani.
Desidero condividere con i confratelli presenti una riflessione dovuta a un avvenimento d’attualità: la visita in Italia del Re Felipe VI di Spagna [QUI], che ha riscosso un moto di simpatia spontaneo, diffuso e di vaste proporzioni. Si potrebbe pensare che a causarlo sia stato il fascino del fasto della regalità; piuttosto ritengo che il sentimento sia anche e soprattutto da ricollegare al ritrovato nesso dell’uomo con la famiglia in sé, quella che risale nel tempo e che scrive ogni giorno – come ci ricordava Mons. Bucaro – la piccola e la grande storia. L’istituzione naturale non elettiva, nessuno vota il re, che la rappresenta ancora in Europa in vari contesti civili.
Per noi Cristiani, l’evento della nascita si ricollega a quello della resurrezione, ossia sul piano secolare alla rinascita dell’Ordinamento giuridico romano in quello romano Cristiano, dove confluiscono valori nuovi e fondamentali, oggi, purtroppo, messi nell’ombra o avversati, magari ricorrendo a concetti seducenti, ma in un’accezione parziale, ideologica e fuorviante.
Ad esempio l’uguaglianza. Ma io non aiuto il mio vicino perché e uguale a me, non avrebbe senso, ma perché è diverso e tuttavia è mio fratello. Anche lui aspira a migliorarsi ed io ho il dovere in questo d’aiutarlo; ma nello stesso tempo, ho il modo d’acquisire un merito, quello che porta alla salvezza.
L’allusione all’Ordine Costantiniano è evidente. Ordine, quindi non il caos che precede la nascita; Costantiniano in quanto ispirato dai valori cristiani che vi ha per primo infusi l’imperatore Costantino; di San Giorgio, che secondo la tradizione è un militare romano e Cristiano, patrono dei Cavalieri, vincitore del male».


La chiesa di Santa Maria in Valverde
Lo splendido tempio in stile barocco fu costruito nel trecento, in epoca normanno-sveva adiacente al convento carmelitano dell’epoca, sorto nel XII secolo e rifondato nel 1315 secondo la regola di Sant’Agostino.
La terminologia Valverdederiva dal nome della casa madre, la prepositura di Groenendael nelle Fiandre – in latino Virdis Vallis, italianizzato in Valverde – che fu un monastero di Canonici regolari di Sant’Agostino, casa madre dell’omonima congregazione. Nel 1412 fu ridotto a priorato alle dipendenze della Congregazione di Windesheim e scomparve con la rivoluzione francese.
Nel XVI secolo, quando fu ingrandito, il convento Valverde tornò sotto la regola carmelitana, oggi non più esistente.
In epoca spagnola, la chiesa, dopo i primi interventi di restauro del 1514, fu totalmente ristrutturata nel 1633 grazie alle donazioni del ricco commerciante genovese Camillo Pallavicino, a seguito dell’ingresso in monastero della sua unica figlia. I lavori di restauro, interrotti probabilmente per la morte del suo benefattore, furono ripresi dopo poco tempo. Il relativo progetto di rinnovamento fu ideato da Mariano Smiriglio, architetto, pittore e decoratore, uno degli artisti siciliani protagonisti della stagione tra il manierismo e il barocco in Sicilia nella prima metà del seicento.
La pianta della chiesa presenta un’aula rettangolare con presbiterio semicircolare e coro all’ingresso, sorretto da un grande arco. Il campanile, suddiviso in tre ordini, fu aggiunto nel 1730.
La chiesa fu in parte danneggiata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale del febbraio 1943. Oltre ad alcune lesioni strutturali, si ebbero perdite di elementi decorativi interni e, a causa del crollo di un tratto del soffitto della navata, andarono in rovina parte degli affreschi raffiguranti la Trasfigurazione e storie di Sant’Elia.
L’edificio, ad unica navata, è abbellito al suo interno dagli affreschi eseguiti dagli artisti Antonio Grano nella volta e nelle pareti del coro, e da Olivio Sozzi sulle parti inferiori.
Le sculture e le tarsie marmoree all’interno delle quattro cappelle della navata grande (una delle quali dedicata a Santa Lucia) si devono agli artisti Andrea Palma e Paolo Amato.
La chiesa fu riaperta al pubblico nel 1997, dopo un lungo restauro avviato nel 1980, e viene utilizzata per i matrimoni e ricorrenze.

Il Grande Concerto di Natale
dell’Orchestra Quattrocanti
Martedì 26 dicembre 2024, festa di Santo Stefano Protomartire, alle ore 18.00 nella chiesa di Santa Caterina d’Alessandria in piazza Bellini a Palermo, l’Orchestra Quattrocanti diretta dal Maestro Pietro Marchese eseguirà il Grande Concerto di Natale.
Fortemente voluta da Mons. Giuseppe Bucaro, l’Orchestra Quattrocanti nasce con il progetto Il Genio di Palermo. La bellezza salverà il mondo, come attività di integrazione e educazione alla cittadinanza attiva dei ragazzi e dei giovani della I Circoscrizione della Città di Palermo. Le selezioni di bambini e ragazzi, di età compresa tra i 5 e i 15 anni, ebbero inizio nell’estate del 2012. Sin dall’inizio ha aderito al Sistema delle Orchestre e dei Cori Giovanili e Infantili in Italia Onlus. Oggi è composta da 15 violini, 5 viole, 4 violoncelli, 2 contrabassi, 3 flauti traversi, 1 corno, 2 trombe, 3 clarinetti, 1 oboe e 9 percussioni. Si esprime anche con un Coro Infantile, che si distingue in Italia per essere la prima orchestra giovanile multietnica. Il coro di voci bianche è composto da 50 bambini dai 6 ai 14 anni, di 8 etnie diverse da tutte le parti di Palermo. Adotta il sistema educativo del maestro Antonio Jose Abreu, che attraverso la musica ha strappato i giovani alle bande criminali in Venezuela, li ha riscattati da una situazione di miseria materiale e spirituale, dando loro la forza di lottare per il proprio futuro e per quello delle persone vicine. Attraverso il metodo Abreu, si potenziano sensibilità artistiche e metodologie di integrazione sociale tra i minori di varie etnie, si apprendono nuove regole di relazioni e di ascolto, valorizzando abilità e talenti naturali. Vanta inoltre una intensa attività concertistica con più di 250 concerti eseguiti su tutto il territorio nazionale.
La chiesa di Santa Caterina d’Alessandria fu eretta nella seconda metà del XVI secolo, dopo il Concilio di Trento secondo la logica della controriforma, che considerava l’arte uno strumento efficace per promuovere l’evangelizzazione.
Alla chiesa è annesso l’omonimo monastero domenicano, che a partire dalla sua fondazione, nel 1311, è stato per secoli la casa delle monache di clausura provenienti dalle famiglie più agiate della città. Solo da pochi anni è possibile visitarlo. Fino al 2014, infatti, era ancora abitato dalle suore. Nel 2017, poi, la Curia arcivescovile di Palermo ha deciso di aprire al pubblico le porte di questo mondo rimasto nascosto per secoli.
Ogni angolo della chiesa è accuratamente decorato fin nei minimi dettagli secondo la concezione dell’horror vacui, tipica dell’architettura barocca, con la tecnica dei marmi mischi e tramischi. Nel corso dei secoli, in questo luogo di splendore centinaia di ragazze hanno salutato per l’ultima volta la loro famiglia, prima di attraversare una porta quasi nascosta, sulla sinistra dell’altare, per dedicarsi a Dio nella clausura.
La nota degli auguri di Natale 2024
del Delegato
