La celebrazione della solenne Santa Messa prenatalizia della Sezione di Agrigento è stata presieduta alle ore 11.00 dal Parroco Padre Calogero Proietto, S.d.C., con la partecipazione di una rappresentanza di Cavalieri, Dame, Postulanti e loro congiunti della Sezione di Agrigento, guidata dalla Referente Dott.ssa Maria Luisa Tornambé, Dama di Merito con Placca d’Argento, e a cui sono intervenuti anche degli appartenenti alla contermine Sezione di Caltanissetta.



Nella sua omelia, Padre Proietto ha detto in sintesi: «Tra i nostri fratelli parrocchiani ci sono degli amici che mi hanno visto crescere e tornare qui dopo 15 anni di missioni in Africa. Luce, bontà, felicità. E qui mi ricollego all’annuncio profetico di Giovanni Battista che trova un’eco in quelli che lo ascoltano. Vanno da lui per domandargli: “Cosa dobbiamo fare?” Giovanni si rifà alla tradizione dei profeti e risponde che la condizione necessaria è il compimento del comandamento dell’amore del proprio prossimo, espressione reale dell’amore di Dio. Giovanni non esige la durezza della vita che egli conduce, non disapprova neanche le attività proprie ai laici che vanno verso di lui. Tuttavia, egli sa indicare a ognuno quello che deve convertire in sé stesso, e come realizzare i propri doveri verso il prossimo, e nello stesso tempo indicare loro chiaramente dove risiedono l’ingiustizia e l’errore che devono essere superati. Quando gli si domanda se egli è il Messia, Giovanni Battista risponde di no, e non accetta alcun legame alla sua persona, nessuna adesione personale qualunque essa sia. Con umiltà proclama che il Messia si trova sulla terra, che lui solo possiede il battesimo vero. Questo non si farà con l’acqua, ma con lo Spirito Santo e il fuoco, per tutti coloro che vorranno vivere la conversione completa. Solo il Messia potrà riunire il frumento e bruciare la paglia in un rogo, dettare il giudizio della misericordia. Giovanni non è neanche degno di slegare i suoi sandali; a lui, Giovanni, è stato solo chiesto di preparare il cammino del Signore».


Nel corso della Celebrazione Eucaristica degli zampognari locali hanno eseguito dei brani natalizi, mentre Padre Proietto ha portato in braccio un piccolo agnello vivo. L’agnello di Dio è per antonomasia Cristo: «Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! (…)” e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’agnello di Dio!”» (Cfr. Gv 1,29 e 36). Il paragone è dovuto soprattutto al carattere sacrificale attribuito all’agnello per il suo candore e per la sua mansuetudine. Il sangue dell’agnello aveva salvato i figli d’Israele in Egitto al passaggio dell’angelo sterminatore.

La Parrocchia della Beata Maria Vergine della Provvidenza è una delle comunità del territorio assistite dalla Sezione di Agrigento. Con l’occasione dell’incontro prenatalizio, la Sezione di Agrigento ha fatto dono delle derrate alimentari per le famiglie meno fortunati assistite dalla parrocchia. Sono stati consegnati pasta, olio d’oliva, riso, pomodoro, uova, panettoni e omogeneizzati. Padre Proietto all’inizio della sua omelia ha detto: «Ringrazio vivamente il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, che aiuta i nostri, tanti, parrocchiani meno abbienti. I Cavalieri di San Giorgio promuovono azioni spirituali, culturali, umanitarie e socio-caritative in conformità con i principi Cristiani, che conseguono grazie alla loro proficua attività».

Al termine della Santa Messa è stata data lettura del messaggio fatto pervenire dal Delegato, Nob. Prof. Salvatore Bordonali, Cavaliere Gran Croce di Giustizia: «Anzitutto un grazie a Padre Proietto, che ci ospita con le nostre insegne in questa chiesa dedicata alla Madonna Beata Vergine della Provvidenza.
La Delegazione della Sicilia Occidentale, con il prezioso contributo delle sue Sezioni, è una formidabile squadra, che come ormai consuetudine, più volte ogni anno, si impegna in questo momento di solidarietà nei confronti dei meno fortunati residenti nei Comuni ricompresi nel nostro territorio di competenza. Tale circostanza ci riporta all’idea della natività e a sua volta a quella della famiglia, la comunità naturale che fa da base e fondamento di tutte le altre. Grazie d’essere intervenuti numerosi».

La chiesa della Beata Maria Vergine della Divina Provvidenza ad Agrigento
La parrocchia della Beata Maria Vergine della Divina Provvidenza è gestita dall’Opera di Don Guanella fin dalla sua erezione, avvenuta l’8 dicembre 1959, nel nuovo quartiere Esseneto. Nel 1958, quando ancora la chiesa non esisteva, venne affidata la nascente parrocchia a Don Giacomo De Martin [QUI]. Egli doveva costruire anche una comunità, forgiata sotto il segno della Croce. In effetti, se le Istituzioni religiose non fossero intervenute, la nascita di nuovi quartieri avrebbe innescato un fenomeno sociale detto secolarizzazione, cioè un allontanamento della popolazione dalle tradizioni religiose e dalla Chiesa.
La chiesa parrocchiale sorge nell’ampio largo pianeggiante a valle della popolatissima via Manzoni, nel punto dove viene a formarsi la piazza Don Luigi Guanella.

Nello spazio del sagrato è stato collocato, a sinistra dell’ingresso, un busto bronzeo raffigurante Don Guanella su piedistallo, opera di Luigi Reina di Santo Stefano di Quisquina. Il busto, posto nel 1993, è stato benedetto da San Giovanni Paolo II, in occasione della sua Visita Pastorale ad Agrigento.
L’interno della chiesa è ad unica navata e nella parete frontale dell’area presbiterale domina, in mosaico, una vasta crocifissione, mentre l’altare in marmo completa lo spazio centrale del presbiterio. Lo spazio interno dell’aula liturgica è scandito dal ritmo dei pilastri e dalle travi della struttura dell’edificio, realizzati in conglomerato cementizio armato, e le travi disposte in modo inclinato sostengono la copertura a capanna. Vicino l’ingresso, nella parete nord, si apre una cappella contenente la statua della Madonna della Provvidenza. La pavimentazione è in marmo bianco tranne una striscia nella parte centrale realizzata con marmo rosso. Le aperture interne alla chiesa sono realizzate con vetrate istoriate raffiguranti le varie fasi della predicazione evangelica. La facciata, dalle linee geometriche semplici e minimaliste, presenta un rivestimento in mattoni e nell’asse centrale vi è collocato il portale d’ingresso e nella parte superiore una vetrata istoriata. Nella parte nord fu realizzato il campanile, molto articolato, ma non del tutto rispondente allo stile della chiesa.
La parrocchia della Beata Maria Vergine della Divina Provvidenza è un luogo che aiuta la crescita e lo sviluppo di tutta la comunità, un luogo di aggregazione di persone diverse fra loro per età, estrazione sociale, cultura e cammino spirituale, la casa dove giovani e adulti, ragazzi e anziani uniti nella fede e animati dalla gioia cristiana, possano riunirsi per confrontarsi con la Parola di Dio, studiare e capire le realtà sociali e culturali che li circondano e per vivere momenti ricreativi insieme ai gruppi che le attuano.

L’Opera Don Guanella
I Servi della Carità (in latino Congregatio Servorum a Charitate), detti anche Opera Don Guanella, sono un istituto religioso maschile di diritto pontificio. I membri di questa congregazione clericale, detti popolarmente Guanelliani, pospongono al loro nome la sigla S.d.C.
La Congregazione trae origine dalla Casa della Divina Provvidenza, aperta a Como nel 1886 da Don Luigi Guanella (1842-1915) per offrire assistenza ai bisognosi. Inizialmente, Don Guanella gestì l’istituto insieme alle suore Figlie di Santa Maria della Provvidenza. Successivamente si unirono a loro anche altri 24 sacerdoti.
Dietro indicazione della Congregazione dei Vescovi e Regolari, il 24 marzo 1908 Don Guanella, assieme ad altri 17 compagni, emise i voti semplici e perpetui dando formalmente inizio all’Istituto. La Congregazione ricevette il pontificio decreto di lode il 15 agosto 1912 e la sua Costituzione venne approvata definitivamente dalla Santa Sede il 16 luglio 1935.
Don Luigi Guanella è stato beatificato da San Paolo VI il 25 ottobre 1964. È stato canonizzato da Papa Benedetto XVI il 23 ottobre 2011, che ha affermato nella sua omelia: «La testimonianza umana e spirituale di San Luigi Guanella è per tutta la Chiesa un particolare dono di grazia».
La beatificazione di Don Luigi Guanella
Omelia di Papa Paolo VI
Vogliamo salutare quanti con Noi esultano della Beatificazione di Don Luigi Guanella: il Vescovo di Como per primo, che vede la sua grande ed anche a Noi carissima diocesi risplendere di così bella e sua propria luce di santità; e sono col degno e fortunato Pastore i rappresentanti del comune di Campodolcino, nel cui territorio il Beato ebbe i natali: bella borgata alpestre, da Noi più volte percorsa, quando visitammo la Casa Alpina dell’Alpe Motta, e fu una volta per benedirvi la grande statua alla Madonna d’Europa eretta alle falde delle nevi alpine, e poi di nuovo scendendo a rendere omaggio, oltre Pianazzo, alla Madonna di Gallivaggio. Così certamente meritano il Nostro saluto i Fedeli, qui presenti, di Prosto, di Savogno, di Traona, di Gravedona, di Olmo, di Pianello, dove Don Guanella esercitò il suo ministero pastorale e iniziò l’opera sua. Lo meritano i Salesiani di Don Bosco, il quale fu grande maestro ed amico al nuovo Beato e, con il suo insegnamento ed il suo esempio, lo aiutò a determinare la sua vocazione di Fondatore. Così alle Autorità ed ai Fedeli di Como, di Sondrio e di tutta la Val Tellina l’espressione della Nostra compiacenza e dei Nostri voti.
Ma in questo momento il Nostro pensiero va in modo speciale alle Famiglie Religiose fondate da Don Guanella: i Servi della Carità, e le Figlie di Santa Maria della Provvidenza, che vediamo qui festanti in grande numero, e che sono gli uni e le altre ben noti anche a Roma, dove essi prodigano mirabili fatiche in due Parrocchie e in diverse case di assistenza. Va gioioso e paterno il Nostro pensiero alle case di formazione dei Servi della Carità, alle loro Scuole e alle loro opere per la Gioventù (ricordiamo fra tutte il complesso di istituzioni intorno alla nuova e bella chiesa di S. Gaetano, da Noi consacrata, a Milano); va agli Istituti per gli anormali, per i poveri, per gli anziani, alle Colonie marine e montane e alle lontane Missioni, ai Santuari assistiti dai Figli di Don Guanella. E così abbiamo in questa ora benedetta presenti allo spirito le innumerevoli istituzioni di pietà, di educazione, di assistenza, in Italia e all’Estero, dove le ottime e pie Figlie di Santa Maria della Provvidenza, silenziosamente, assiduamente dànno della carità di Cristo splendida testimonianza.
Quali eserciti di seguaci e di preferiti del Vangelo! quale popolazione di bambini, di lavoratori, di fedeli, di sofferenti, di malati, di infelici, di vecchi, vediamo intorno a Don Guanella, ed ora tutti con lo sguardo rivolto verso di Noi: quale popolo della carità! quale città di Cristo! quale giardino di fervore, di dolore e di amore! Vi salutiamo, carissimi tutti; vorremmo a ciascuno parlare; vorremmo a ciascuno comunicare la Nostra gioia, e da tutti accogliere la vostra per questo giorno felice; tutti, nel Signore, vi benediciamo. Voi siete la famiglia di Don Guanella; voi siete la sua gloria; voi siete la sua grandezza!
A questo punto la Nostra considerazione del magnifico quadro delle opere di Don Guanella sembra davanti a noi trasformarsi in visione, e presentarci proprio lui, il nuovo Beato Don Luigi Guanella, che, ammirando lui stesso il cerchio vivente e splendente dei suoi Figli e dei suoi beneficati, placidamente, ma autorevolmente, ancora ci ammonisce, come faceva quand’era ancora in questa vita terrena: «È Dio che fa!». È la divina Provvidenza. Tutto è di Dio: l’idea, la vocazione, la capacità di agire, il successo, il merito, la gloria sono di Dio, non dell’uomo. Questa visione del bene operoso e vittorioso è un riflesso efficace della Bontà divina, che ha trovato le vie per manifestarsi e per operare fra noi. «È Dio che fa!».
Questo immaginario, ma non illusorio colloquio, pare a Noi soddisfare in buona parte il segreto desiderio ch’è, al termine di questa solenne cerimonia, in ciascuno di noi: il desiderio di capire. Dopo aver conosciuto, ammirato, esaltato la vita d’un servo di Dio, dichiarato autentico seguace di Cristo, sorge nell’animo la legittima, anzi la doverosa curiosità di capire come e perché il nuovo fenomeno di santità si è prodotto in questa nostra scena umana. Vorremmo carpire il segreto e cogliere il principio interiore di tale santità; vorremmo ridurre ad un punto prospettico unitario la vicenda avventurosa, complicata e febbrile della vita prodigiosa del nuovo Beato, che diviene per noi degno di imitazione e di culto. È questa una tendenza consueta alla mentalità moderna, quando essa si pone allo studio d’una qualche singolare personalità. E non sarebbe facile riuscire a classificare sotto un aspetto solo la figura di Don Guanella, se egli stesso non ci aiutasse e quasi ci imponesse a vedere in lui null’altro che un effetto della Bontà divina, un frutto, un segno della divina Provvidenza.
Non è che questo suo atto di umiltà e di religiosità ci dica tutto di lui; tanti altri aspetti della sua figura ci offrirebbero quel punto prospettico focale che ci consentirebbe di definire in sintesi la sua anima e la sua opera; ma per ora, a congedo ed a ricordo della Beatificazione di Don Guanella, possiamo obbedire alla sua voce rediviva: «È Dio che fa!». E se diamo ascolto davvero a questa voce, che vorrebbe svalutare in umiltà la grandezza ed il merito dell’opera da lui generata, assistiamo non già ad una svalutazione, ma ad una glorificazione, perché possiamo concludere: dunque l’opera di Don Guanella è opera di Dio! E se è opera di Dio, essa è meravigliosa, essa è benefica, essa è santa. Cresce in noi la gioia; ma nasce insieme un problema, un grande e delicato problema, il cui ricordo ci seguirà in avvenire, pensando appunto al Beato, che abbiamo messo su gli altari: il problema dell’azione divina, il problema della Provvidenza, in combinazione con l’azione umana.
Esiste una Provvidenza? E come interviene nelle nostre cose? Dobbiamo lasciare ad esse libero corso senza pensare di darvi un senso per poi attendere alla fine se risulta qualche disegno, a noi ignoto in questa vita e svelato solo nella vita futura? E quale atteggiamento occorre perciò tenere davanti a questa imponderabile azione divina nel campo della nostra vita: di rassegnazione passiva e fatalista, che non si cura né di quello che Dio fa, né di quello che noi dobbiamo fare in ordine a Lui? Ovvero dobbiamo assumere un atteggiamento di continuo riferimento delle nostre azioni alla volontà di Dio, in modo che esse risultino, sotto aspetti diversi ma convergenti, tutte di Dio e tutte nostre? Indubbiamente è questo secondo atteggiamento che dobbiamo adottare; è l’atteggiamento che mira a fare di noi, come dice S. Paolo, dei «collaboratori di Dio» (1 Cor. 3, 9). Collaborare con Dio dovrebbe essere il programma della nostra vita. Ed è il programma dei Santi.
Ce lo dimostra, tra gli altri, il nostro Don Guanella, lasciando così scoprire nella sua anima e nella sua opera le linee direttrici che le definiscono. Vedremo la linea propriamente religiosa come linea maestra: tutto si fa per interpretare, per eseguire, per onorare la volontà di Dio.
Una grande pietà, una assidua preghiera, uno sforzo di continua comunione con Dio sostiene tutta l’attività dell’uomo di Dio: si direbbe che non pensa che a questo. E allora una grande umiltà penetra ogni proposito e ogni fatica di lui: potrebbe essere grande tentazione in chi compie grandi imprese di credersi bravo; di dirsi autosufficiente, di attribuire a sé il merito delle proprie opere; il senso religioso invece che le informa impedisce tale pericolosa insipienza, e infonde nel servo fedele due altri movimenti spirituali, che sembrano l’uno all’altro contrari, e sono invece corrispondenti e concorrenti: uno è il movimento di tensione, l’altro di distensione. Di tensione volontaria il primo: se. siamo al servizio di Dio nessuno sforzo ci deve costare; ed è questo che noi maggiormente riusciamo ad ammirare nell’operaio del regno di Dio: la tenacia, l’energia, il coraggio, lo spirito di eroismo e di sacrificio. Di distensione confidente l’altro: se siamo al servizio di Dio nessuna cosa ci deve fare paura, la fiducia è la vera nostra forza, la sicurezza – fino al rischio, talvolta! – che l’assistenza del Signore, la Provvidenza, come diciamo, non mancherà: questa fiducia forte, positiva, amorosa è meno visibile all’osservatore profano; . ma nell’animo del santo è l’elemento principale della sua fortezza e della sua grandezza.
Ed è poi più facile capire come uno spirito, così strutturato interiormente, balzi con audacia formidabile al compimento delle opere di misericordia più nuove e più ardue; ricordiamo l’insegnamento dell’apostolo S. Giacomo: «La religione pura e senza macchia è questa: visitare gli orfani e le vedove nella loro tribolazione» (Iac. 1, 27).
Dalla psicologia religiosa, a cui abbiamo accennato, scaturisce l’attività prodigiosa del servo di Dio; dalla carità che a Dio lo unisce deriva la carità che lo rende prodigioso benefattore dei fratelli bisognosi. L’aspetto sociale del Beato meriterebbe qui il suo vero panegirico; ma questo lo fanno i suoi figli ed i suoi ammiratori; lo fanno, con l’eloquenza dei fatti e delle cifre, le sue opere. A Noi ora basta raccogliere il primo filo di tutta codesta meravigliosa storia della carità operante in misericordia; e trovarlo, quel filo, annodato al suo punto di partenza, come alla sorgente dell’energie soprannaturale che tutto lo percorre: «È Dio che fa!». Non è bello? non è stupendo?
Lodiamo dunque Iddio nel suo servo il Beato Luigi Guanella; e preghiamolo che per l’intercessione di questo campione della fede e della carità ci dia grazia di imitarlo e tutti così ci benedica.
La canonizzazione di Don Luigi Guanella
Omelia di Papa Benedetto XVI
(…) La testimonianza umana e spirituale di san Luigi Guanella è per tutta la Chiesa un particolare dono di grazia. Durante la sua esistenza terrena egli ha vissuto con coraggio e determinazione il Vangelo della Carità, il “grande comandamento” che anche oggi la Parola di Dio ci ha richiamato. Grazie alla profonda e continua unione con Cristo, nella contemplazione del suo amore, Don Guanella, guidato dalla Provvidenza divina, è diventato compagno e maestro, conforto e sollievo dei più poveri e dei più deboli. L’amore di Dio animava in lui il desiderio del bene per le persone che gli erano affidate, nella concretezza del vivere quotidiano. Premurosa attenzione poneva al cammino di ognuno, rispettandone i tempi di crescita e coltivando nel cuore la speranza che ogni essere umano, creato ad immagine e somiglianza di Dio, gustando la gioia di essere amato da Lui – Padre di tutti -, può trarre e donare agli altri il meglio di sé. Vogliamo oggi lodare e ringraziare il Signore perché in san Luigi Guanella ci ha dato un profeta e un apostolo della carità. Nella sua testimonianza, così carica di umanità e di attenzione agli ultimi, riconosciamo un segno luminoso della presenza e dell’azione benefica di Dio: il Dio – come è risuonato nella prima Lettura – che difende il forestiero, la vedova, l’orfano, il povero che deve dare a pegno il proprio mantello, la sola coperta che ha per coprirsi di notte (cfr Es 22,20-26). Questo nuovo Santo della carità sia per tutti, in particolare per i membri delle Congregazioni da lui fondate, modello di profonda e feconda sintesi tra contemplazione e azione, così come egli stesso l’ha vissuta e messa in atto. Tutta la sua vicenda umana e spirituale la possiamo sintetizzare nelle ultime parole che pronunciò sul letto di morte: “in caritate Christi”. E’ l’amore di Cristo che illumina la vita di ogni uomo, rivelando come nel dono di sé all’altro non si perde nulla, ma si realizza pienamente la nostra vera felicità. San Luigi Guanella ci ottenga di crescere nell’amicizia con il Signore per essere nel nostro tempo portatori della pienezza dell’amore di Dio, per promuovere la vita in ogni sua manifestazione e condizione, e far sì che la società umana diventi sempre più la famiglia dei figli di Dio. (…)