La scelta di anticipare le celebrazioni di circa due mesi rispetto al giorno anniversario della morte, avvenuta in Arco di Trento il 27 dicembre 1894, non è casuale. Il 4 ottobre, infatti, la Chiesa ricorda il transito di San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia e ricorre l’onomastico del Servo di Dio.
Con la sua quiete ed i suggestivi scorci, sulla piccola altura che domina il centro storico della medievale cittadina alle porte di Torino, che invitano all’intima contemplazione, l’antico e pregevole complesso di San Giorgio ha accolto i Cavalieri, le Dame, i Postulanti e gli amici della Sacra Milizia, giunti per volgere lo sguardo all’ultimo Re delle Due Sicilie, le cui virtù cristiane, moralità, integrità, abnegazione, amore per il suo popolo, costituiscono un modello di riferimento per i Costantiniani, quale esempio di “perfetto cavaliere Cristiano”.
La Celebrazione Eucaristica
Seguendo il vessillo della Croce e accompagnati dal suono festoso delle campane, i Cavalieri e le dame delle Delegazione hanno percorso in processione la strada che, salendo, avvolge il complesso di San Giorgio, per recarsi nella chiesa.
La solenne Celebrazione Eucaristica in memoria del Servo di Dio Francesco II, ultimo Re delle Due Sicilie, è stata presieduta da Don Damiano Cavallaro, Avvocato della Sacra Rota presso il Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano di Torino, alla presenza del Delegato, Nob. Dott. Andrea Serlupi, dei Marchesi Serlupi Crescenzi, Cavaliere di Giustizia.
Nell’introdurre la sua omelia, riflettendo sulla pagina dal Vangelo secondo Marco, che la Chiesa propone in questa XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Mc 10,35-45 – Il Figlio dell’uomo è venuto per dare la propria vita in riscatto per molti). Don Cavallaro ha sottolineato l’incredibile e provvidenziale coincidenza tra le parole rivolte da Cristo ai suoi discepoli e l’esempio di regalità e di vita offertoci dal Re Francesco II: “Chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti” (cfr. Mc 10, 43-44).
L’episodio descritto da Marco, ha proseguito Don Cavallaro, ci riporta nella compagnia degli Apostoli, gli uomini più vicini a Gesù, e a quella discussione emersa tra di loro, ma sempre attuale, di chi fosse il più grande. Nonostante il limite tutto umano di questa domanda, il Maestro non la accantona sdegnato, ma al contrario insegna ai suoi (e ad ogni uomo) come la “grandezza” nella compagnia di Cristo non sia relegata ad un ruolo, quanto piuttosto al saper vivere in pienezza il rapporto con Lui, che è l’unico Grande! Il rapporto “perfetto” con il Signore è quello di chi si fa come un bambino che si abbandona a Lui. Giacomo e Giovanni vanno oltre e chiedono al Maestro di riservare loro un posto, uno alla sua destra ed uno alla sua sinistra. Cristo spiega loro quali siano le conseguenze di tale richiesta: essere disposti a bere al calice che Cristo stesso berrà, ossia condividere la sua passione, gli insulti, i tradimenti. Ed i due apostoli affermano di esserlo, poiché ripongono la loro fiducia in Cristo, più che in se stessi.
Ecco, quindi, come la testimonianza resa dal Servo di Dio Francesco II di Borbone è quella di essere egli stesso una “pagina di Vangelo incarnata”, ha affermato Don Cavallaro proseguendo la sua riflessione: egli ha regnato non da uomo che schiaccia le nazioni, ma da figlio, sposo, uomo di Dio che ha esercitato il potere nel solo modo in cui Dio chiede che venga concepito, ossia come strumento necessario al fine esclusivo di servire la gloria di Dio, il bene comune e quella dignità alla quale bisogna elevare ogni uomo, perché gli appartiene per natura e per redenzione.
Francesco II, salendo al Trono delle Due Sicilie, pone la propria vita a servizio del suo Paese, certamente con l’inesperienza della sua giovane età, ma con un cuore che, raggiunto dall’Amore di Cristo, ne ha fatto esperienza e ne ha reso testimonianza!
Al termine della Santa Messa, i Cavalieri e le Dame hanno raggiunto in processione la cappella dedicata a San Giorgio. Qui, sulle note d’organo che ha intonato l’Inno al Re delle Due Sicilie di Paisiello, il Delegato ha onorato il Santo Patrono della Milizia Costantiniana deponendo un omaggio floreale ai piedi della pala d’altare raffigurante San Giorgio Megalomartire, per poi unirsi alla preghiera del Cavaliere Costantiniano recitata coralmente dai confratelli e dalle consorelle.
L’incontro formativo
La Celebrazione Eucaristica è stata preceduta da un incontro formativo, tenutosi sempre all’interno della chiesa di San Giorgio in Chieri, sulla figura del Servo di Dio Francesco II di Borbone, ultimo Re delle Due Sicilie, a cura del Referente per le Attività Culturali, Prof. Claudio Musso, Cavaliere di Merito.
Con l’amichevole partecipazione del regista, attore e doppiatore professionista Antonio Mazzara, che ha dato voce ad alcuni passaggi tratti da scritti dello stesso Francesco II (proclami, corrispondenza, riflessioni annotate sul proprio diario), e con l’intervento del Maestro violinista Samuele Cerrato, che ha eseguito dal vivo alcuni brani di compositori provenienti dai territori che furono parte del Regno delle Due Sicilie o che realizzarono opere ad essi ispirati, sono stati ripercorsi i principali momenti della vita dell’ultimo Sovrano delle Due Sicilie: la nascita, l’ascesa al trono, l’invasione del Regno, l’esilio e la morte in Arco di Trento.
Sullo sfondo di queste vicende considerate nei loro aspetti più storici, si è svolto lo sguardo piuttosto verso quei valori profondamente radicati nel cuore del Servo di Dio e che attraverso il suo atteggiamento, i suoi gesti, le sue parole, costituiscono la risposta di un’anima autenticamente Cristiana e che, soprattutto per i Cavalieri e Dame Costantiniani, risplendono come faro nell’oscurità: una Fede incrollabile, la Speranza, l’Amore verso i suoi popoli, il rispetto della dignità della persona, l’avversione alla guerra ed il suo desiderio di pace e concordia, la denuncia delle ingiustizie, senza che questa degenerasse in mormorazioni contro gli avversari, il silenzio dinnanzi alla calunnia, un radicato senso dell’onore.
Il senso dell’onoreconsiste nella consapevolezza che vi sono valori che trascendono l’uomo e per i quali essere pronto a sacrificarsi, senza scendere a patti con la propria coscienza, restando fedele all’impegno assuntosi agli occhi di Dio, nel pieno rispetto della dignità propria, di quella del popolo e di ogni essere umano.
Appena salito al Trono, il giovane Francesco II dette ampia dimostrazione del modello di regalità che scelse di abbracciare sino alla fine: quella di Cristo Re. Il regno e la vita di Francesco II costituiscono un costante conformarsi alla regalità di Cristo. Come il Maestro si era fatto servo di tutti, allo stesso modo la regalità del Servo di Dio era servizio verso i popoli che Dio gli aveva affidato, in modo particolare verso gli ultimi, i più poveri.
Povero egli stesso negli anni dell’esilio, avendo lasciato l’intero patrimonio di famiglia nell’amata Napoli, Francesco II non si lamentò mai delle proprie ristrettezze economiche, se non quando questa condizione gli impediva di fare tutto il bene che avrebbe voluto: “Povero sono, come oggi tanti altri migliori di me. Ai miei occhi ha maggior valore la dignità che la ricchezza (…) Anche Nostro Signore era povero, non aveva neppure un sasso su cui poggiare il capo”.
Con la lettura di alcuni brevi passaggi tratti dalle Memorie di S.M. Francesco II Re delle Due Sicilie in Arco, scritte nel 1905 dal testimone della vita e della morte Cristiane del Servo di Dio, l’Arciprete Don Giuseppe Maria Chini, suo confessore settimanale, che lo vedeva nella chiesa della Collegiata per le sacre funzioni e il Rosario giornaliero, si è potuto guardare anche all’attenzione e amore che il Servo di Dio dedicava alla propria vita spirituale, alla preghiera, alla confessione, alla partecipazione ai sacramenti, sino a quell’anelare di unirsi a Gesù Eucarestia nel Viatico, nella semplice e spoglia stanza di albergo in cui “come in un placido e profondo sonno” andò incontro al Re dei Re, che aveva amato e servito tutta la vita.
Per approfondire
La commemorazione di Francesco II di Borbone, ultimo Re delle Due Sicilie [QUI]